Monte Urano: scarpe e milioni
di euro falsi in Romania
Malintoppi resta in guardina

Raffaele Malintoppi al momento dell'arresto
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Martedì 30 Settembre 2014, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 20:41
Monte Urano (Fermo) “Mi sembra di vivere un incubo che sper finir presto. Io e tutta la famiglia siamo convinti che mio padre non c'entra nulla con questa storia". A parlare è la figlia di Raffaele Malintoppi, l'imprenditore calzaturiero arrestato in Romania, ad Oradea, perché sospettato di essere coinvolto nella falsificazione di banconote. I familiari vivono ore di angoscia ma non hanno dubbi sull'innocenza del proprio congiunto, trasferitosi in Romania molti anni fa.



Malintoppi è tuttora in guardina. Stamani si svolgerà l'udienza per la convalida dell'arresto, con i familiari che sperano invece nel rilascio immediato dell'imprenditore che sarebbe totalmente estraneo alla vicenda. E' quello che sostiene lo stesso monturanese e il suo legale romeno che deve difendere il suo assistito dall'accusa di appartenenza e sostegno ad un gruppo criminale organizzato, stampa di denaro falso e possesso di strumenti atti alla contraffazione. Secondo l'accusa, la stampa di false banconote per un valore che secondo i media romeni si aggirerebbe attorno ai 14 milioni di euro, avveniva all'interno del fabbricato occupato dall'impresa di calzatura dove Raffaele Malintoppi è socio. Un'attività conto terzi anche per importanti brand internazionali. Anche per poter sviluppare l'attività, da circa un anno, all'interno dello stesso fabbricato industriale era arrivata una sofisticata e moderna macchina per serigrafie. E sembra che proprio questa macchina di proprietà di Ciro Romano, l'altro italiano arrestato dalla polizia romena, sia stata quella utilizzata per la stampa delle false banconote.



Oltre i due italiani è stata arrestata anche un ragazza romena, residente a Bucarest che si dichiara estranea alla vicenda. Secondo il suo legale, la sua assistita non conosce gli altri due italiani. Le accuse sono frutto di lunghe indagini compiute dalle autorità giudiziarie romene e durate un anno. Indagini che sono arrivate anche in Italia e che avrebbero portato al sequestro di 17milioni di euro falsi avvenuto a Marcianise (Ce) la scorsa settimana e che ora stanno proseguendo con lo scopo di smantellare tutta l'organizzazione e i vari collegamenti con altri paese europei.



Da questo sequestro gli inquirenti sono poi arrivati al sito romeno dove presumibilmente venivano stampate le banconote false, soprattutto da 50 euro. Da qui il blitz avvenuto nella giornata di venerdì con Ciro Romano e la ragazza romena che sarebbero stati trovati a dare fuoco alle banconote false presenti in deposito mentre Rafaele Malintoppi sarebbe coinvolto solo perché la stampa dei falsi euro avveniva all'interno del grande fabbricato industriale.



Un fabbricato molto ampio, utilizzato dall'imprenditore monturanese come sede dell'attività calzaturiera e che era sede anche dell'attività di serigrafia guidata da Romano. Una vicenda intricata dunque per una organizzazione ramificata tra Italia e Romania, con gli inquirenti che stanno indagando per scovare eventuali complici in altri Paesi Europei. Una vicenda che sembra troppo grande anche per chi conosce l'imprenditore monturanese che ormai da circa 20 anni aveva un'attività redditizia in Romania. Tutti elementi che il legale utilizzerà per provare la completa innocenza dell'imprenditore marchigiano.
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