E' morto a Roma Dario Beni jr
il mitico “Belfagor”
che rifondò Corriere Adriatico

E' morto a Roma Dario Beni jr il mitico “Belfagor” che rifondò Corriere Adriatico
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Giovedì 27 Novembre 2014, 11:44 - Ultimo aggiornamento: 17:33
ROMA - Mondo del giornalismo in lutto: questa mattina è morto Dario Beni jr. storico direttore del Corriere Adriatico.

Dario Beni, junior per distinguerlo dal padre ciclista che, all'inizio del secolo scorso, aveva vinto diverse tappe del Giro d'Italia (famoso per aver vinto la prima tappa - la Milano-Bologna - del primo Giro, quello del 1909) era stato direttore di Corriere Adriatico dal 1971 al 1987. In pratica fu il direttore che, allora editore Franco Sensi, rifondò la testata storica regionale sulle ceneri della fallita, ma ancora cara al cuore degli anconetani, “Voce Adriatica”. Avrebbe compiuto 91 anni il prossimo primo gennaio.



Appassionato di sport, e ovviamente di ciclismo, aveva iniziato la sua carriera, agli inizi degli anni Cinquanta, come inviato sportivo nella redazione di Paese Sera. Da lì era passato al quotidiano del pomeriggio Momento Sera come caporedattore.



Il 15 marzo del 1971 fu chiamato da Franco Sensi a dirigere Corriere Adriatico, ruolo che ricoprì fino al 31 luglio del 1987. Tornato a Roma, fu vicedirettore dell'Avanti fino al 1991. In seguito non aveva mai abbandonato la passione per la scrittura e aveva partecipato, come commentatore, ad alcune trasmissioni televisive nei network della Capitale.



Professionista di grande carattere, conosceva il mestiere di cronista come pochi altri. Non a caso il suo Corriere Adriatico ha forgiato decine di giornalisti che hanno fatto poi carriera alla Rai o in testate nazionali. Polemista nato ha redatto per tutto il tempo della sua direzione la rubrica “Belfagor” in prima pagina in cui fustigava con una scrittura affilata come una lama di rasoio coloro che finivano nel suo personale mirino. Era, quello, l'occhio della città.



Straordinaria fu la sua determinazione all'epoca del disastroso terremoto del 1972 nel tenere aperto il giornale per mesi malgrado gli evidenti rischi per non recidere il cordone ombelicale con la città capoluogo ed assolvere alla funzione di servizio particolarmente essenziale in quelle circostanze (allora non c'era il web) dominate dall'incertezza e dalla paura.



Da proporre nelle scuole di giornalismo i suoi scambi polemici con l'allora sindaco Guido Monina, repubblicano, che aveva avuto il torto, secondo la linea politica della testata, di mettere in piedi una giunta con il Pci organico. Compromesso storico che produsse scintille tra i due contendenti ma sempre con un profondo senso di lealtà e stima reciproca.



Lascia la moglie Annamaria e i figli Giorgio, Roberta e Daria, giornalista Rai. I funerali saranno celebrati domani, alle 11, nella chiesa di Santa Chiara a Roma.