Alla luce dei nuovi risultati, il 26enne nigeriano ha lasciato il carcere per una misura di sicurezza contenitiva, che sta ora scontando in un ospedale psichiatrico giudiziario. Le conclusioni dell'esame di Borsetti erano arrivate sui tavoli della Procura di Ancona già a dicembre. Lo scorso 4 febbraio è stato lo stesso psichiatra a esporle verbalmente davanti al giudice e alla difesa del nigeriano, sostenuta dall'avvocato Elisabetta Nicolini. Il prossimo passo spetterà proprio alla Procura. Il magistrato potrà chiedere l'archiviazione del fascicolo per totale vizio di mente oppure il rinvio a giudizio.
Omobogbe è accusato di tentato omicidio nei confronti di tre persone: il capitano Mauro Epifani, comandante della compagnia carabinieri di Jesi, che era stato colpito di striscio da uno dei due machete mentre contrattava davanti alla chiesa di San Pietro la deposizione delle armi. Il nigeriano si è anche scagliato contro un poliziotto per aprirsi un varco di fuga e contro la 54enne badante romena Elena Liliana Apostol. Proprio la donna era stata la prima a finire nelle sue folli mire lungo via Costa Mezzalancia. Omobogbe aveva cercato di colpirla con un coltello da 23 centimetri, prima di distruggere il vetro antisfondamento dell'Arrotino di via Colocci e rubare i machete.
La badante era riuscita a proteggersi dalla lama utilizzando un ombrello, per poi cadere a terra. Tra il panico dei passanti e l'incoscienza di chi scattava selfie con il nigeriano armato sullo sfondo, le forze dell'ordine sono riuscite a bloccare il 26enne. Omobogbe era stato ricoverato sotto sedativi nel reparto di psichiatria dell'ospedale Murri, piantonato dai carabinieri di Jesi e dagli agenti di polizia penitenziaria. Poi il trasferimento in carcere, fino all'esito della recente perizia.
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