Ancona, inchiesta su Banca Marche
un pizzino anticipò il maxi blitz della Finanza

Ancona, inchiesta su Banca Marche un pizzino anticipò il maxi blitz della Finanza
di Rosalba Emiliozzi
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Domenica 14 Settembre 2014, 16:30 - Ultimo aggiornamento: 20:49
ANCONA - Un pizzino ha avvertito la perquisizione imminente della Finanza. Con un linguaggio efficace, che lasciava pochi dubbi sul significato, alcuni indagati nell'ambito dell'inchiesta sul dissesto di Banca Marche

sono stati “avvisati” del blitz disposto dalla Procura

di Ancona per l'alba del 9 aprile scorso. sono stati “avvisati” del blitz disposto dalla Procura di Ancona per l'alba del 9 aprile scorso. Un blitz che faceva della segretezza la sua forza. E che un «pizzino» ha svelato almeno a uno dei 27 indagati verso i quali erano state disposte le perquisizioni di auto, casa e ufficio.



La notizia emerge solo oggi, a distanza di cinque mesi. La vicenda, che rivela la presenza di un'inquietante rete che usa i mezzi della generazione 2.0, è oggetto di indagine. Un fascicolo è stato aperto per violazione di segreto d'ufficio e la Finanza sta svolgendo accertamenti. Diversi indagati, immediatamente dopo il fatto, sono stati ascoltati dalla procuratrice Elisabetta Melotti. L'obiettivo è scoprire come un atto super segreto sia finito in un «pizzino» recapitato, pare in forma elettronica, almeno a un indagato. Si parla di un imprenditore, pare un costruttore.



E-mail sospetta. Si cerca l'autore della e-mail anonima inviata, il giorno prima della perquisizione, alla casella di posta elettronica dell'imprenditore che, una settimana dopo il fatto, è andato in Procura con il suo avvocato a riferire ai magistrati del «pizzino» e della sua buonafede. In Procura già sapevano della fuga di notizie e stavano indagando. Si parla, infatti, anche di una telefonata anonima che avrebbe avvisato un altro indagato del blitz.



L'inchiesta. Mazzette e regali. Questo cercava la Finanza durante le 27 perquisizioni del 9 aprile. E a qualche indagato eccellente è stato chiesto apertamente se dietro i crediti «facili e senza garanzie» c'erano stati pagamenti in denaro o doni. Nei Pc, tra gli appunti nelle agende, nei documenti di acquisto, nei cellulare e notebook gli uomini del Nucleo di Polizia tributaria hanno cercato indizi per provare il filone madre dell'inchiesta su Banca Marche: un'associazione per delinquere «allo scopo di commettere appropriazioni indebite aggravate ai danni di Bdm e Medioleasing; corruzione tra privati, falsi in bilancio e nelle comunicazioni sociali ed ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza». Con la proroga delle indagini gli indagati sono saliti a 37. l'inchiesta madre è ancora in pieno svolgimento.

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