Latina, timbra il cartellino ed esce: arrestato dipendente ufficio del giudice di pace

Latina, timbra il cartellino ed esce: arrestato dipendente ufficio del giudice di pace
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Mercoledì 17 Dicembre 2014, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 13:18
LATINA - Timbrava il cartellino e usciva: di nuovo nei guai un dipendente dell'ufficio el giudice di pace arrestato nei mesi scorsi per peculato. Le indagini da parte delle fiamme gialle del comando provinciale di Latina sono iniziate sul finire del 2013, a seguito di notizie circa illeciti commessi da personale amministrativo dipendente dell'ufficio del giudice di pace di Latina, sfociata nell'ottobre scorso con l'arresto del commesso D.P. per peculato.



L'attività investigativa è stato poi estesa nei confronti di altri dipendenti dell'ufficio attraverso una serie di appostamenti e pedinamenti (corroborati da

rilievi fotografici e video riprese) volti ad individuare eventuali assenze ingiustificate dal posto di lavoro.

Il successivo riscontro effettuato con il registro delle presenze giornaliero, sul quale ciascun dipendente annota l'orario di entrata ed uscita dall'ufficio,

ha permesso, ai militari della guardia di finanza di Latina, di rilevare un malcostume da parte di alcuni impiegati i quali attestavano falsamente la loro

presenza sul posto di lavoro, mentre in realtà se ne allontanavano senza alcuna giustificazione, ripresi mentre tornavano anzitempo presso le rispettive

abitazioni o all'atto di disbrigare faccende private.



Tutto questo avveniva con una complicità reciproca, come nel caso in cui un dipendente apponeva la firma al posto del collega che si era allontanato o,

come rilevato nel corso di alcune intercettazioni, attraverso appostamenti da «vedetta», al fine di comunicare al collega assente la mancata presenza di chi evidentemente era preposto al controllo.

Al termine delle indagini, condotte dal sostituto procuratore della repubblica di Latina, Giuseppe Miliano, il gip presso il tribunale ordinario di Latina,

Guido Marcelli, ha disposto nei confronti di D.P. la misura degli arresti domiciliari con utilizzo del braccialetto elettronico, contestandogli anche il reato

di induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater c.p.) per aver percepito indebitamente del denaro, per il disbrigo di pratiche d'ufficio

a favore di alcuni utenti, oltre ai reati di truffa ai danni dello stato, falso e distruzione documenti (artt.

640, 1° comma, 479 e 490 c.p.).

Marcelli, emetteva nei confronti di altri tre soggetti (A.L., M.P., e C.A.D.) la misura dell'obbligo di presentazione alla p.g. nei giorni di prestazione

dell'attività lavorativa, per due volte al giorno, prima dell'entrata e dopo l'uscita dagli uffici. Questi ultimi tre si sono resi responsabili dei reati di

truffa ai danni dello stato e falso (artt. 640, 1° comma, e 479 c.p.).
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