LATINA - Se n’è andato, partito per la trasferta infinita che solo la morte ti può proporre. Proprio lui che di trasferte al seguito del Latina ne aveva fatte centinaia, a bordo di macchine impossibili, spesso catorci divenuti mitici insieme alla sua figura, alla sua voce rauca. Ugo Masullo, per tutti semplicemente Ughetto, si è spento ieri mattina a 74 anni, s’è arreso alla malattia che nel tempo lo aveva debilitato senza però riuscire ad allontanarlo dal suo Latina. Definire “Ughetto” un tifoso è riduttivo, non rende l’idea di cosa sia stato per il Latina e per tutta la gente nerazzurra. Martedì sera la Curva Nord, nel corso della presentazione della squadra, gli ha tributato un lungo applauso, un ultimo incitamento perché si imponesse alla morte. Perché “Ughetto” e il Latina per oltre sessant’anni sono stati una cosa sola, una simbiosi totale vissuta prima da appassionato, poi da dirigente, quindi da icona vivente.
«Chi ha il cuore nerazzurro non muore mai e io il cuore ce l’ho proprio nerazzurro», aveva dichiarato in una recente intervista. «Avevo detto che dopo la B potevo morire, ma visto che sono trascorsi due anni e la morte non è ancora arrivata, vorrà dire che dovrò aspettare che il Latina salga in A», l’ultimo suo augurio.