Fiumicino, indagine su costi quadruplicati
affonda il porto che non c’è

Il progetto del porto di Fiumicino
di Nino Cirillo
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Domenica 18 Marzo 2012, 23:39 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 09:57
FIUMICINO - Oggi come oggi, con il senno del poi, continuare a chiamarlo Porto della Concordia fa pensare pi a un naufragio che a un sogno lungamente -e vanamente- inseguito. Il sogno che Fiumicino coltiva da almeno trent’anni -di avere un porto turistico a un tiro di schioppo dall’aeroporto internazionale- e che ora sta proprio sprofondando: si stanno inabissando a uno a uno, per un fronte di almeno cinquanta metri, i blocchi di cemento della parte finale della diga foranea appena costruita, sta cedendo alle mareggiate dell’inverno -con i lavori fermi ormai da quattordici mesi- anche il Molo Claudio, perché gli mancano le protezioni laterali. Un disastro.



Si fa presto a dire Fiumicino come Imperia. Almeno lì, quando la magistratura è arrivata, due settimane fa, era quasi tutto finito. Qui a Fiumicino c’è uno scheletro di porto in abbandono, invece, e niente più. Certo, le coincidenze sono impressionanti, ricorrono gli stessi metodi e gli stessi nomi, a cominciare da quello dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone, 73 anni presidente di Acqua Marcia, finito nel carcere della cittadina ligure con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato.



E l’Acqua Marcia è anche qui, con due società «riconducibili», Tecnomarine Servizi e Porti turistici AM: hanno partecipazioni in IP, Iniziativa portuale, che si è aggiudicata a suo tempo la concessione demaniale e marittima della Regione Lazio per realizzare quattro darsene, 1.445 posti barca, un albergo con spa e centro congressi, due yacht club, il restauro del faro antico, la torre di controllo, la chiesa e i servizi.



Ebbene, i giudici di Imperia ritengono che Francesco Bellavista Caltagirone stia utilizzando «le medesime modalità di fraudolenta lievitazione dei costi sperimentate a Imperia», come risulterebbe «desumibile dagli atti della causa civile intentata davanti al Tribunale di Civitavecchia da parte degli originari soci della società concessionaria dell’opera». Ha acceso il suo faro anche la procura della Repubblica di Civitavecchia, ordinando l’acquisizione di documenti presso il Comune di Fiumicino in almeno due occasioni, una prima di Natale e l’altra una quindicina di giorni fa. Ora i faldoni sono sul tavolo del procuratore Amendola, toccherà a lui districarsi fra quelle carte per capire perché mai, anche stavolta, i cento milioni iniziali sono diventati quattrocento milioni di costi.



L’amministratore delegato di Ip, Fabrizio Centofanti, sostiene di «non essere a conoscere di nessuna inchiesta», ma si dichiara pronto a «fornire tutta la documentazione necessaria», convinto «della correttezza e delle legittimità di tutta l’operazione». Acqua Marcia, invece, si affida a un comunicato: «I quattrocento milioni di euro comprendono anche le spese di terra e tutti gli oneri, da quelli finanziari a quelli commerciali».



Giusto per concludere il raffronto con Imperia, c’è da aggiungere che anche a Fiumicino si assiste «alla stipula di una serie di contratti di subappalto fra Acqua Tirrena srl, formalmente amministrata da Merlonghi Delia, Peschiera edilizia srl e Sielt immobiliare srl -nessuna delle quali risulta essere operativa- per poi giungere alla ditta che effettivamente sta realizzando l’opera, Save group srl».



Ma per tutto il resto, Fiumicino è un caso a parte. Qui i lavori sono fermi, ad esempio, non perché qualcuno li abbia sospesi, ma semplicemente perché un manipolo di ditte locali, di movimento terra e di trasporto del materiale, sostenendo di aver accumulato qualcosa come sette milioni di crediti, a un certo punto hanno detto basta.



Fiumicino è un caso a parte perché nella Iniziativa portuale c’è anche Italia Navigando, una società pubblica di Invitalia, con una quota del 30 per cento. Ballano anche soldi dello Stato in questa storia, insomma, ed è infatti di poche settimane fa la prima presa di posizione di Italia Navigando: «Si potrebbe arrivare alla rescissione del contratto».



Ma vediamo come è nata. Se Fiumicino aspetta il suo porto turistico da trent’anni, Francesco Bellavista Caltagirone compare solo nel 2005-2006. Ed è inesatto dire che non partecipa a nessuna gara d’appalto, perché acquisisce le sue quote di Iniziativa portuale ad assegnazione dei lavori già decisa. E poi, superando anche una laboriosa valutazione dell’impatto ambientale dell’opera, ottiene l’ok definitivo dalla Regione Lazio a quel tempo governata dal centro sinistra. Concessione faraonica, ma in cambio di cosa? Di quelle opere di urbanizzazione di cui si parlava, che secondo il protocollo d’intesa avrebbero dovuto essere realizzate prima di tutte le altre e delle quali -oggi, con la diga foranea in disarmo e con 15 milioni di euro sicuramente già spesi- non si vede neppure l’ombra.



Per una di queste opere, la strada di cantiere, il Comune ha presentato addirittura una diffida: «Non potevamo tollerare -ricorda oggi il sindaco pdl Mario Canapini- che la vita dei cittadini fosse sconvolta da quei camion». Eppoi fa un sospiro grosso: «Noi ci crediamo ancora, Fiumicino aspetta questo porto turistico per il suo rilancio, sono in ballo almeno un migliaio di posti di lavoro». Ma tutto sta andando in malora e voi non fate niente? «Stiamo valutando insieme alla Regione la rescissione del contratto».

Rescissione del contratto, rieccola la formuletta magica da girare direttamente a Esterino Montino, capogruppo del Pd alla Regione Lazio, all’epoca della concessione vicepresidente. Bellavista Caltagirone prese i lavori e voi in cambio cosa strappaste? «Beh, innanzitutto sono lavori tutti a carico del privato. Eppoi chiedemmo tutte quelle opere di urbanizzazione, compreso un ponte, il Ponte del 2 giugno...».



E ora? Montino passa la patata bollente al Comune: «Io mi domando perché la conferenza dei servizi non si riunisca da più di un anno, per verificare l’andamento dei lavori. Mi chiedo perché il Sindaco non si muova, nonostante sia proprio lui l’autorità di vigilanza designata». E questo è solo l’assaggio: Canapini, giunto al termine dei suoi due mandati, non si ripresenterà, ma le elezioni amministrative di Fiumicino restano comunque fissate per la prossima primavera. E il porto sarà il piatto forte.
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