Tempi d'attesa lunghissimi: il Lazio è la terza regione in Italia per mobilità passiva

L'ospedale di Frosinone Fabrizio Spaziani
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Martedì 6 Ottobre 2015, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 15:23
È il Lazio, dopo la Campania e la Calabria, la terza Regione in Italia con il maggior saldo negativo per quanto riguarda la mobilità passiva – ovvero l’emigrazione di pazienti di una Asl verso altre della stessa Regione o fuori Regione -. Secondo i dati forniti dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, nel 2014 la quota era pari a -201,5 milioni di euro rispetto ai -62,8 milioni del 2008. “Non possiamo meravigliarci della mobilità passiva se l’offerta sanitaria della nostra Regione è ridotta ai minimi termini - ha detto ieri il consigliere provinciale Mario Abbruzzese -. Purtroppo quando c'è di mezzo la salute non esistono campanilismi, i cittadini vogliono tempestività, affidabilità e sicurezza per le proprie cure, ed è palese che nel Lazio, almeno in parte, non possono trovare queste caratteristiche”. Il riferimento è ovviamente alla provincia di Frosinone. “Purtroppo i cittadini sono costretti ad emigrare altrove - conclude il consigliere d’opposizione - a causa della mancanza di strutture o dalla saturazione delle stesse e quindi dalle lunghissime liste di attesa. Ed proprio questo ultimo aspetto che favorisce e alimenta inesorabilmente la mobilità passiva”. A Frosinone gli ultimi dati forniti dalla Asl parlano di oltre il 40% dei pazienti della provincia che si rivolge ad altre Asl, nel Lazio o fuori, per le cure. E se è vero che dal 2014 ci sono cose che sono cambiate, è altrettanto vero che per quanto riguarda le liste d’attesa molto resta ancora da fare. Basta guardare i dati messi online dalla Regione sul monitoraggio dei tempi d’attesa per le prestazioni diagnostiche. Ad agosto 2015, per fare un esempio, per poter effettuare una mammografia bilaterale a Frosinone occorrevano 233 giorni. Altri esempi? A Sora per un elettrocardiogramma dinamico servivano 291 giorni e per una Tac del capo ne servivano 165. O ancora: 83 giorni di attesa servivano a Cassino per una colposcopia e ben 197, sempre al Santa Scolastica, per un esame del fondo oculare.