Frosinone e Latina in Campania?
La rivolta dei territori

Una veduta di Frosinone
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Mercoledì 17 Dicembre 2014, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 15:21
Scongiurato qualche mese fa il tanto temuto accorpamento con Latina, ora Frosinone potrebbe ritrovarsi provincia della Regione Campania. O meglio della nuova regione Tirrenica. È l’ipotesi prevista dalla proposta di legge costituzionale dei parlamentari del Pd, Roberto Morassut e Raffaele Ranucci, presentata ieri alla Camera. Una proposta che affronta la revisione dell’articolo 131 della Costituzione e che mira a ridurre le regioni da 20 a 12, attribuendo alla città di Roma uno status speciale, di regione autonoma. Lo stravolgimento sarebbe totale, tanto da far saltare del tutto l’attuale assetto della geografia politica dell’Italia. Frosinone insomma si ritroverebbe, con Latina, a lasciare il Lazio (che tra l’altro sulla carta non esisterebbe più), per ritrovarsi, con le attuali province della Campania, a far parte della nuova regione Tirrenica. «Non è solo una riduzione – hanno detto i due - ma di una semplificazione dell’ordinamento delle regioni, che negli ultimi tempi hanno mostrato molti limiti, anche con casi di corruzione e degenerazione morale. Semplificazione e efficienza significano minori articolazioni, minori stazioni appaltanti, riduzione di centri di spesa e quindi risparmi». Quali i criteri usati? «Criteri culturali ed economici. Vogliamo ridisegnare un’Italia più compatta e competitiva anche a livello europeo. Non si parla di cancellazione ma di nuovi confini». Ma che ne pensa la politica locale? Le reazioni sono state tutte negative. Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani è drastico: «Tale proposta sconclusionata è l’immagine più evidente della pochezza del livello propositivo della classe dirigente parlamentare dei nostri tempi. Per far ripartire i consumi e la crescita delle industrie, del commercio e del territorio sono necessarie ricette concrete e adeguate. Portare fuori Frosinone e Latina dall’area metropolitana romana significherebbe aggravare ulteriormente la depressione economica e sociale dei nostri territori". Sulla stessa linea anche il consigliere regionale Marino Fardelli: «Assurdo. Non ne comprendo i criteri considerate le differenze culturali ed economiche. Non è questa la strada verso la semplificazione. “Tale proposta – ha detto Maurizio Stirpe, Presidente di Unindustria - è fuorviante e non è condivisibile dal sistema delle imprese del Lazio perché porterebbe ad un ridimensionamento della nostra Regione senza alcun vantaggio, né economico, né sociale né culturale, anzi questa proposta causerebbe una grave riduzione della capacità del Lazio di creare ricchezza”.