Frosinone, delitto Palleschi: una casa per le vittime di violenza

Frosinone, delitto Palleschi: una casa per le vittime di violenza
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Mercoledì 17 Dicembre 2014, 14:48 - Ultimo aggiornamento: 15:31
Una Casa per le vittime di violenza in nome di Gilberta Palleschi. È questa la proposta che arriva dal convegno “Il Femminicidio e i suoi meccanismi” organizzato dall’Associazione “A. Legaccio” di Sant’Elia Fiumerapido e dalla Banca di Credito Cooperativo Alto Casertano e Basso Frusinate. Una lunga riflessione sul caso di Gilberta Palleschi che ha portato i relatori a formulare la proposta d’intitolare un bene confiscato alla criminalità organizzata, da destinare a rifugio per le donne vittime di violenza, a Gilberta Palleschi. I relatori hanno analizzato a fondo il fenomeno, in particolare l’avvocato Sandro Salera, che nei riferimenti normativi ha trovato ragione nel lanciare un appello “alla sensibilizzazione”. Ma non è tutto perché Salera ha aggiunto: “Serve un nuovo approccio - ha perché dobbiamo superare una struttura ideologica che è ancora di tipo patriarcale, che induce la donna o alla subordinazione o alla morte. E’ importante l’intervento normativo con l’inasprimento delle pene, ma al tempo stesso l’attenzione mediatica ed una maggior presa di coscienza dell’opinione pubblica devono spingere verso un nuovo approccio culturale”. Sull’intitolazione ieri è stato lanciato un appello dalla professoressa Fiorenza Taricone, docente di Storia delle dottrine politiche presso l’università di Cassino e del Lazio meridionale e consigliera di parità per la provincia di Frosinone. “Poco tempo fa – si legge nell’appello della Taricone - avevo chiesto di appendere nell’atrio di Campus Folcara, all’Università di Cassino e Lazio Meridionale, una maglietta con il volto di Gilberta Palleschi e nel retro, la frase: Rompiamo il silenzio. La maglietta mi era stata donata durante una manifestazione tenuta a Sora, il 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza alle donne. Molto tempo era già passato, ma tutti e tutte speravamo. Ora che la speranza è svanita, per non farla morire inutilmente, chiediamo di esprimere l’indignazione di oggi e l’impegno per il futuro. Condividendo quanto è stato proposto in un incontro recentissimo, sarebbe un segno di riconoscenza intestarle uno dei beni sottratti alla camorra, perché sia, come ha scritto Ugo Sciascia, a futura memoria”, ha concluso.