Bersani: «Il premier dalle regionali
riceverà una letterina un po' brusca»

Bersani in viale Marconi a Roma (foto Alessandro Di Meo - Ansa)
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Lunedì 22 Marzo 2010, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:15
ROMA (22 marzo) - Non si placano le polemiche sul numero di partecipanti alla manifestazione del Pdl di sabato scorso in piazza San Giovanni a Roma. Intanto il segretario del Pd avverte il premier Silvio Berlusconi: dalle regionali riceverà una letterina un po' brusca.



«Tira un'aria buona - ha detto Bersani - e credo che siamo in condizione di aspettarci che gli elettori mandino una letterina un po' brusca a questo governo, a questa maggioranza e a questo presidente del Consiglio, dicendogli che l'Italia non può stare sempre attorno ai suoi problemi. Dopo queste regionali ci sarà occasione per correggere l'agenda della politica, che per due anni è stata concentrata sui problemi di Berlusconi. Questo è il punto in gioco di questa campagna elettorale e noi ci accostiamo a questi ultimi giorni con grande ottimismo».



«Non ho bisogno di dire cosa è il risultato del Lazio: qui si può realizzare il fatto politico più rilevante - ha affermato ancora il segretario del Pd incontrando i cittadini del XV Municipio di Roma, nella zona di viale Marconi - Qui c'è il primo piatto che aspetta poi il secondo. Non si può lasciare Roma in mano ad Alemanno. Vi dico che vinciamo, non che abbiamo vinto».



L'ultima settimana di campagna elettorale prima delle regionali si è aperta intanto sull'eco delle polemiche sui numeri della manifestazione del Pdl. Oggi, insieme ai sindacati delle forze dell'ordine, è il ministro dell'Interno Roberto Maroni ad alzare la voce in difesa del questore Giuseppe Caruso, che aveva parlato di 150 mila persone in piazza rispetto al milione di partecipanti proclamato dal coordinatore del Pdl Denis Verdini. «I numeri dei partecipanti alle manifestazioni sono come il numero degli anni delle donne: non si chiedono mai», ha detto il ministro per la semplificazione, Roberto Calderoli.



Maroni: i nostri dati sono seri. «Si sta alimentando un scontro che non esiste - ha affermato il ministro dell'Interno al Corriere della sera -.Questo è un autogol clamoroso, soprattutto in materia di comunicazione. Al Viminale ci sono persone serie, i dati forniti sono sempre reali». Su Repubblica il portavoce del ministro sottolinea: «Poiché i numeri sono numeri e non essendoci da dubitare che i dati siano stati forniti a casaccio, il titolare del Viminale è dalla parte del questore».



Gasparri insiste: numeri ben diversi. «Confermo le mie valutazioni - ha ribadito il capo dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che nei giorni scorsi aveva in sostanza dato dell'ubriaco al questore - e credo che i numeri siano stati ben diversi. Evidentemente qualcuno dà i numeri, io non ho mai detto del milione ma dico che sicuramente le persone presenti erano di più di quelle che qualcuno, non so per quale ragione, ha voluto quantificare in quel modo». Succesivamente Gasparri e il capigruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, hanno messo un freno alla contesa: «Manteniamo ferma la nostra valutazione ma accogliamo l'invito allo stop sulle polemiche».



Alemanno: eravamo 500mila. «Secondo me in piazza eravamo 500.000 - ha detto il sindaco Alemanno intervistato da Enrico Mentana sul Corriere.it - È fisiologica la guerra di cifre. La Questura da sempre tende a ridimensionare, ma 150.000 sembrano davvero pochi. Condivido le critiche sul numero dei manifestanti ma non le critiche al questore Caruso che è persona collaborativa e di grande spessore. In ogni caso è il momento di voltare pagina».



Solidarietà alla Questura da sindacati di polizia. «Le sfuriate sprezzanti e velenose dei vari Cicchitto e Gasparri contro la questura di Roma sono la faccia debole di un modo di fare politica che non sopporta il circuito democratico del confronto». Lo dichiara Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, uno dei sindacati di polizia. Il Silp Cgil di Roma è «solidale con il questore per l'attacco subito da parte di alcuni esponenti governativi e riconosce la professionalità dimostrata in tutti questi anni dal Questore Caruso e dalla sua classe dirigente». «Le gravi offese lanciate da esponenti della maggioranza di governo in forme così rozze contro la questura di Roma, ci colpiscono e ci allarmano sia per la forma che per la sostanza», afferma il segretario generale dell'Ugl Polizia di Stato di Roma, Massimo Nisida.



Nella polemica sul numero dei manifestanti è entrato anche Bersani: «Ho assistito sbigottito al fatto che alcuni esponenti di primo piano del Pdl abbiano insultato il questore di Roma. Addirittura il capogruppo del Pdl al Senato gli ha dato dell'ubriaco; sin lì non pensavo che arrivassero, e non so cosa altro ci sia da aspettarsi».



Nel centrodestra gli occhi sono puntati poi su Gianfranco Fini, che in piazza non si è fatto vedere. Il presidente della Camera aveva annunciato la sua assenza, sostenendo che la terza carica dello Stato non poteva partecipare a una manifestazione di partito. Spiegazione ineccepibile, una posizione formalmente inattaccabile. E così accuse e difese si spostano su altro, a cominciare da “Generazione Italia”, associazione e fondazione vicina a Fini.



La Russa: errore che disorienta elettorato. Il lancio in piena campagna elettorale di Generazione Italia, l'iniziativa politica benedetta da Fini e gestita in prima persona dal vicepresidente dei deputati Pdl Italo Bocchino, è stato «un errore clamoroso» che avrebbe potuto «disorientare il nostro elettorato», sostiene Ignazio La Russa. «Sono sicuro che Fini sia dispiaciuto quanto me per quell'uscita e anche Bocchino mi ha detto che non è stato lui a far trapelare la notizia, certo non si sa come sia venuta fuori allora ...». L'anticipazione della notizia è stata data dal Giornale, ma, rileva La Russa, «si poteva farla cadere, senza dar tanta pubblicità al progetto ...».



Farefuturo: molti anziani, pochi giovani. Per rimanere nel solco dell'attacco e della difesa al presidente della Camera, c'è Farefuturo, un'altra fondazione vicina a Fini. Anche in questo caso Fini non viene nominato ma viene difeso attaccando trasversalmente gli organizzatori della manifestazione di sabato. «Ho visto sfilare molti anziani e pochi giovani. Il Pdl deve mettere in campo nuove suggestioni, altrimenti rischia di andare incontro a un lento declino», dice in un'intervista a Repubblica, Alessandro Campi, direttore scientifico della fondazione Farefuturo.



Formigoni: Fini un salto poteva farlo. E' diretto e non cerca scorciatoie e sponde invece per criticare Fini in un'intervista al Giornale il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. «Un saltino avrebbe potuto farlo» perché «venendo non avrebbe violato nessuna legge. Né scritta né orale», dice il governatore lombnardo.



Polemiche sul no al faccia a faccia in tv di Berlusconi. «Sarebbe utilissimo, che in modo fermo ma civile ci si potesse confrontare davanti agli italiani per dimostrare che conosciamo i loro problemi e per presentare delle proposte. Perché non ci si parla da comizio a comizio. Però registro che questo è il suo modo, purtroppo», ha detto Bersani a chi gli chiede se il confronto tv con il premier Berlusconi non fosse un'occasione persa. Per il numero uno del Pd il premier «ha qualche difficoltà a confrontarsi sui problemi reali, e penso che abbia una attitudine di fondo: concepire la politica come un eterno comizio. Suo».



Oggi è stato anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a chiedere un faccia a faccia al premier. «Se i faccia a faccia si dovessero fare solo con chi non delude, si farebbero tra amici - ha detto Casini a Sky Tg24 - Poiché sono convinto di averlo deluso anche io, gli chiedo il faccia a faccia tramite Sky spiegando a Berlusconi con molta modestia che i faccia a faccia si fanno proprio tra chi non è d'accordo, perché tra chi è d'accordo i faccia a faccia sono inutili».



«Accetterei un faccia a faccia con Berlusconi anche domani mattina - afferma il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro - Avrei da chiedergli mille cose a cominciare da come ha realizzato mille miliardi di lire con cui ha costruito il conto All Iberian da cui sono partite tutte le mazzette che ha distribuito in giro, sia per avere televisione sia per corrompere i giudici e i destinatari. Vorrei tanto fare un confronto per spiegargli e spiegare agli italiani la ragione vera per cui lui si è messo a fare politica, il suo non è un progetto politico ma un progetto "piduista" di impunità, di lottizzazione, di uso del potere per fini personali».



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