Aumento Iva, il governo al lavoro
aliquote agevolate nel mirino

Il ministro Fabrizio Saccomanni
di Luca Cifoni
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Venerdì 20 Settembre 2013, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 14:53

Potrebbe non essere del tutto chiusa la partita sull’Iva. L’orientamento del ministero dell’Economia abbastanza chiaro: vista la necessit di contenere un disavanzo che tendenzialmente si è già portato pericolosamente a ridosso della soglia del 3 per cento del Pil, e forse anche oltre, non ci sarebbero spazi per il rinvio dell’aumento, che per tre mesi vale un miliardo. Tuttavia la materia è politicamente sensibile e dentro il Pdl c’è chi non esita a minacciare la crisi di governo nel caso in cui l’aliquota ordinaria passi effettivamente dal 21 al 22 per cento.

Ecco quindi che il progetto di riassetto dell’imposta sul valore aggiunto, che dovrebbe confluire nella legge di stabilità, si intreccia con il lavorio di questi giorni per trovare una soluzione transitoria. Appare del tutto improbabile che il nuovo schema possa entrare in vigore il prossimo primo ottobre, se non altro perché essendo l’Iva regolata a livello europeo il tema è vincolato al parere di Bruxelles. Ma in queste ore si stanno valutando tutte le ipotesi. In ogni caso il riordino delle aliquote potrebbe essere ad ampio raggio, e quindi non riguarderebbe solo alcune incongruenze dell’attuale sistema.

IL MINOR GETTITO

Se l’obiettivo fosse quello di recuperare gettito, nonostante il passaggio secco dal 21 al 22 per cento assicuri sulla carta maggiori introiti per oltre 4 miliardi l’anno, allora sarebbe inevitabile affrontare il capitolo delle attuali aliquote agevolate del 4 e del 10 per cento. Oggi questi regimi più favorevoli sottraggono complessivamente circa 40 miliardi di imposta, rispetto all’aliquota del 21 per cento.

Naturalmente gli eventuali correttivi saranno molto più mirati ed avrebbero effetti finanziari minori. In passato ad esempio si è discusso del settore della ristorazione, che paga il 10 per cento in base a un accordo raggiunto a livello europeo: solo da questa voce derivano oltre cinque miliardi di minor gettito; ma è difficile ipotizzare un intervento massiccio in questa direzione. Va anche ricordato che l’aliquota del 4 per cento che riguarda alimentari, libri ed altre poche voci è in realtà super-agevolata, perché a suo tempo stabilita in deroga alle indicazioni europee che prevedevano un minimo del 5 per cento. Inoltre nella revisione potrebbero essere considerati anche beni e servizi oggi completamente esenti.

D’altra parte al di là delle agevolazioni di legge il sistema dell’Iva in Italia fa acqua sotto vari aspetti, come dimostra un recente studio dell’Unione europea. Il nostro Paese è quello che fa riscontrare la maggiore differenza tra l’imposta teoricamente dovuta e quella effettivamente riscossa. Il mancato gettito è di circa 36 miliardi, superiore a quello di Francia e Germania: la causa principale è naturalmente l’evasione, ma oltre alle frodi in senso stretto contribuiscono a questo risultato anche alcune maglie larghe della normativa. Il che conferma l’esigenza di rivedere la materia.

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