Aumento Iva a partire da ottobre
il governo accelera dopo il monito Ue

Olli Rehn
di Barbara Corrao
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Mercoledì 18 Settembre 2013, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 13:12
ROMA - L’aumento dell’Iva dal primo ottobre appare ormai inevitabile. Dopo l’avviso lanciato dal premier Enrico Letta sulla profonda complessit di scongiurare lo scatto dell’aliquota dal 21 al 22 per cento, la visita a Roma del numero due della commissione europea, Olli Rehn, ha finito per imprimere un’accelerazione a tutta la partita nella direzione auspicata da Bruxelles: alleggerire il prelievo sulle imprese e sul lavoro, spostando il carico fiscale su patrimonio e consumi. Una linea che l’Europa va sostenendo da tempo ma che Olli Rehn ha confermato ieri sia al ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che ai deputati della commissione Bilancio di Montecitorio. Tanto più dopo la scelta dell’Italia di abolire l’Imu sulla prima casa, «una decisione - ha detto l’eurocommissario - che ha suscitato e suscita preoccupazione e va in direzione opposta rispetto alle raccomandazioni del consiglio dei capi di Stato e di governo europei». Per rendere ancor più chiaro il concetto, Rehn ha aggiunto che la Commissione «ha il dovere di chiedere correzioni» quando gli Stati membri prendono decisioni non coerenti con gli impegni assunti a Bruxelles, ha ammesso che la service tax potrebbe costituire una soluzione efficace e ha comunque assicurato che le scelte politiche nazionali «saranno verificate per vedere se sono compatibili con gli impegni presi». In caso contrario, scatterà nuovamente la procedura per deficit eccessivo dalla quale l’Italia è da poco uscita.



LE RASSICURAZIONI

Il Tesoro si è affrettato a rassicurare Rehn. Nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def), attesa tra domani e venerdì, e nella legge di Stabilità per il 2014 «sarà ribadito l’impegno dell’Italia a contenere il deficit nel limite del 3%». Ma è chiaro che ora, all’Economia, finisce la corsa a reperire 1 miliardo di copertura necessario per finanziare in rinvio dell’Iva il 1° ottobre, così come la caccia a trovare 4 miliardi per il prossimo anno. Le risorse serviranno a finanziare la manovra sulla riduzione del cuneo fiscale che lo stesso Letta ha definito «centrale» e che il governo ha già inserito nelle bozze circolate del Programma di riforme in corso di definizione.



I riflettori sono dunque sempre più puntati sui conti del 2013, stretti fra il peggioramento delle stime sul Pil che saranno corrette al ribasso rispetto all’iniziale -1,3% e gli impegni ancora da prendere sul conguaglio Imu (che secondo Assopetroli rischia di costare 2,1 centesimi sulla benzina se scatterà la clausola di salvaguardia), la Cassa in deroga e il finanziamento delle missioni all’estero. Rehn ha confermato la sua fiducia sul raggiungimento del 3% quest’anno ma ha anche messo in guardia dai rischi dell’instabilità politica sui tassi e lo spread Btp-Bund, superiore a quello dei Bonos spagnoli «è un segnale d’allarme». E per eliminare ogni dubbio ha paragonato l’Italia alla Ferrari: «Non basta il talento per vincere, ci vuole anche un motore competitivo. L’Italia non può perdere tempo ai pit stop, spero che resti in pista».





POLEMICA SULLA CASA

Il Pdl non ha digerito le critiche di Rehn sull’Imu. E così Maurizio Gasparri spara: «È ora di finirla con i caporali di giornata come questo Olli Rehn. Prenda l’aereo e torni a casa. Per Daniele Capezzone anche l’introduzione dell’imposta sugli immobili fu in «contraddizione con le raccomandazioni europee visto che non si trattò di spostare tasse ma solo di aumentarle», mentre per Sandro Bondi «quest’Europa sarà la nostra rovina». Interventi che hanno spinto Mario Monti, il cui governo ha introdotto l’Imu, a chiamare Olli Rehn per stigmatizzare «le espressioni incivili del Pdl e per esprimergli rispetto e solidarietà». Mentre il presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, accetta la sfida sportiva, ricorda a Rehn che l’Italia combatte per restare ai primi posti ma che l’Europa non deve coltivare «il mito del rigore quando è fine a se stesso. Perché di troppo rigore si muore».
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