Bankitalia, via alla stima delle quote
Comitato di esperti al lavoro

Bankitalia, via alla stima delle quote Comitato di esperti al lavoro
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Venerdì 20 Settembre 2013, 20:33 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 09:32
La Banca d'Italia d il via alla valutazione delle quote nel proprio capitale: un comitato di esperti di alto livello, appena nominato, si riunito oggi stesso per dare inizio a un processo che, nei desideri delle banche azioniste, rafforzerebbe il loro patrimonio alleggerendo la necessità di andare sul mercato per aumentare il proprio capitale.



Via Nazionale - si legge in una nota - ha dato incarico a Franco Gallo, giurista ed ex presidente della Corte costituzionale, Lucas Papademos, ex vicepresidente della Bce ed ex premier greco, e Andrea Sironi, rettore dell'Università Bocconi, di effettuare «una valutazione delle quote di partecipazione al proprio capitale». Pochi i dettagli emersi dalla prima riunione, cui erano presenti il governatore Ignazio Visco, il direttore generale Salvatore Rossi e il vice direttore generale Fabio Panetta.



Tuttavia due settimane fa lo stesso Rossi aveva spiegato che il valore del capitale dovrebbe essere quantificato «sperabilmente entro questo mese». Il dossier tocca anche il ministro dell'Economia (ed ex direttore generale di Bankitalia) Fabrizio Saccomanni, che quest'estate ha aperto a una riforma dell'assetto azionario di Via Nazionale da realizzare «di concerto» con la Banca centrale europea. Obiettivo primario, estendere la platea dei partecipanti al capitale in modo di rendere la banca centrale una vera 'public company' ad azionariato più diffuso rispetto all'assetto attuale, divenuto più concentrato a seguito delle fusioni e acquisizioni avvenute nel tempo fra gli istituti di credito azionisti. Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, lo scorso luglio aveva chiesto il superamento della «inammissibile» legge del governo Berlusconi del 2005, «che puntava a nazionalizzare l'azionariato della Banca d'Italia».



La Bce e le banche centrali da sempre chiudono a qualsiasi ipotesi di nazionalizzazione: nello statuto della Bce, che regola anche gli istituti nazionali, è vietata qualunque forma di «finanziamento monetario» agli Stati. Ma il punto nodale è che le banche azioniste puntano invece chiaramente ad adeguare il valore delle loro quote in Bankitalia in modo da rafforzare il proprio bilancio. Pesano i vincoli di Basilea 3, c'è la pressante revisione degli attivi bancari europei che la Bce, prima di assumere la vigilanza unica, si appresta a fare in autunno portando a galla eventuali 'buchi'. E ci sono onerosi aumenti di capitale da fare che potrebbero persino comportare un intervento pubblico, come quello chiesto dall'Europa al Montepaschi da 2,5 miliardi di euro. Certo è che, rispetto a un capitale formalmente quantificato in appena 156.000 euro (valutazione del 1936), oggi circolano valutazioni miliardarie. Come quella del capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, che propone di rivalutare il capitale fino a 25 miliardi (stimando in 22,6 miliardi le riserve auree) in un'operazione che assicurerebbe allo Stato quattro miliardi in imposte sulle plusvalenze pagate dalle banche. Rossi ha contestato anche l'idea di sommare il capitale alle riserve, essendo queste «state accumulate dalla banca centrale attraverso la sua attività tipica che è quella di battere moneta». Sullo sfondo del dossier, poi, ci sono gli appetiti sulle riserve auree di Bankitalia. Ma la posizione dell'istituto è sempre stata chiara. L'oro - è il ragionamento - è il presidio ultimo di fiducia verso l'Italia e verso l'Europa, che non può essere nella disponibilità di altri che l'Eurosistema.
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