Mosca e il visto di transito

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Martedì 26 Agosto 2014, 20:06 - Ultimo aggiornamento: 20:07
Areoporto di Mosca sala transiti 23 agosto 2014.



Un ambiente accogliente, moderno e spazioso con un tramonto che illumina le pareti e i lampadari di cristallo: una scenografia elegante, rasserenante che non lascia presagire quanto sta per accadere.



Mi avvicino alle barriere per il controllo. Ma prima devo indicare le motivazioni del viaggio con un flashback:



Sono stato invitato dalla Direzione del Festival TV MAGNIFICAT 2014 a presentare il 25 agosto il mio ultimo video “Don Divo Barsotti: la BELLEZZA nell'AMORE di DIO”, ammesso in finale, credo unica opera italiana, a Minsk.



Ricevuto l'invito, ho acquistato un biglietto a/r per Minsk con AEROFLOT, di cui sono anche un frequent flyer, con scalo a MOSCA, e il Visa dal Consolato di Bielorussia in Roma il 18 agosto. Molte volte negli ultimi anni sono transitato per Mosca per viaggi di lavoro in Corea, Mongolia, Bielorussia.



Il 23 agosto mattino ho passato tutti i controlli doganali a Fiumicino e il mio bagaglio è stato etichettato con il talloncino MINSK. Tutto regolare.



Riprendo il racconto dalla Sala Transiti. Mi è stato contestato il mancato visto russo senza la possibilità di fornire spiegazioni perché il personale della Polizia dell'aeroporto parlava il russo, fingendo di non capire neanche l'inglese. Ho chiesto, vista la durezza del comportamento, anche di poter effettuare il pagamento del visto e invece sono stato portato, scortato, da più controllori, a volte irridenti, sullo stesso aereo con cui ero appena arrivato da Roma.



Neanche la possibilità di chiamare almeno il Direttore del Festival che mi aspettava a Minsk, una volta saputo che mi ero imbarcato a Roma. Nessun rispetto per la fatica di un doppio volo o alla possibilità di aprirsi ad una soluzione positiva dignitosa. Ho avuto la sensazione di essere un pericoloso soggetto, colpevole di ben altro che dl non avere un permesso di transito in un aeroporto internazionale. Un gabello che credo non si chieda in nessun Paese di un certo rilievo.



Sull'aereo di ritorno ho incontrato nuovamente un altro passeggero, che era stato costretto a ritornare a Roma per lo stesso motivo: un giovane studente Moldavo che voleva salutare il padre, malato.



A mezza bocca, da un impiegato dell'Aeroflot, mi è stato accennato che l'istituzione, recente, di un diritto di transito e di un'assicurazione medica che copra tutto il periodo che intercorre tra i passaggi di a/r in Russia, è dovuta alla ritorsione per un difficile momento nei rapporti tra Russia, Bielorussia e Europa. Una ipotesi forse vicina alla realtà, ma inaccettabile se a pagarne un prezzo, elevato anche sul piano professionale, umano ed economico sia un regista e curatore anziano con circa trenta anni di una dignitosa attività nel campo della comunicazione televisiva pubblica e privata, a sfondo e con tematiche culturali e religiose senza frontiere.



Viene spontaneo, riprendendo il titolo d'apertura, di concludere con ”il lupo perde il ...”



Carlo De Biase