Nadine Gordimer, addio alla letteratura come Grass e Roth: «Non scriverò più libri»

La scrittrice Nadine Gordimer
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Giovedì 20 Marzo 2014, 20:24 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 10:55
Arriva un momento nella vita dei grandi autori della letteratura mondiale, in cui dire addio alla scrittura sembra diventi necessario. L'ultima è il Premio Nobel Nadine Gordimer che non nasconde di avere un tumore. Certo, le motivazioni sono diverse, ma legate soprattutto all'età, e la scelta non vale per tutti gli scrittori, anche se sono sempre di più quelli che negli ultimi anni hanno annunciato la loro intenzione di deporre la penna, da Philip Roth a Gunther Grass, tanto che si può intravvedere un trend che riguarda soprattutto i Premi Nobel.



La Gordimer, alla quale è stato assegnato il prestigioso premio dell'Accademia svedese nel 1991, ha raccontato come nessun altro la sua terra, il Sudafrica, mettendo la scrittura al servizio dell'umanità. Superati i 90 anni - mentre escono in Italia i suoi «Racconti di una vita» (Feltrinelli), diciassette storie scritte fra il 1952 e il 2007 - la Gordimer rivela oggi in un'intervista a Repubblica di essere malata di «cancro al pancreas» e di non avere più «l'energia» per continuare a scrivere. «Forse un paio di racconti» e poi aggiunge: «scrivere mi fa stare male e sono troppo critica, troppo esigente verso il mio lavoro, non credo che accetterei qualcosa che non mi soddisfa».



«Ora o mai più» è il suo ultimo romanzo, uscito nel nostro amato Paese nel 2012 e dove nel 2002 ha ricevuto il Premio internazionale Primo Levi e nel 2007 ha vinto il premio Grinzane per la letteratura. Ma se l'addio della Gordimer alla scrittura è dovuto al mancare delle forze sottratte dalla malattia, quello di Philip Roth nel 2012, a 79 anni, dopo 25 romanzi - più volte candidato sicuro alla vittoria del Nobel mai vinto, a cui è stato assegnato il Pulitzer con Pastorale Americana e due National Book Award - era dettato dal desiderio di godersi il tempo che gli resta. Senza rinnegare il passato, anzi pensando che «era piuttosto riuscito» quello che ha regalato al mondo.



«Ho dedicato tutta la mia vita a scrivere sacrificando tutto il resto. Ora basta. L'idea di cercare di scrivere di nuovo è impossibile» aveva detto annunciando l'addio l'autore del Lamento di Portnoy. Anche un altro Premio Nobel, Gunther Grass, l'autore del Tamburo di latta, all'inizio del 2014, a 86 anni, ha detto addio alle belle lettere dicendo di sentirsi «troppo vecchio per continuare a scrivere romanzi». «Ho ormai 86 anni. Non credo che ci riuscirò a scrivere ancora un romanzo. La mia salute non mi permette di fare piani per i prossimi cinque o sei anni. Tuttavia - aveva ammesso in un'intervista al giornale tedesco Passauer Neue Presse - questa sarebbe la condizione da cui partire per un romanzo».



Intellettuale impegnato, Grass ha fatto molto discutere per la sua autobiografia in due parti pubblicata da Einaudi, «Sbucciando la cipolla» e «Camera oscura», in cui raccontava di essere stato, da adolescente, volontario nelle SS a Danzica e dal 2012 Israele è off limits per lo scrittore.
E prima di vincere il Premio Nobel 2013, anche la canadese Alice Munro, alla soglia degli 82 anni, aveva detto di voler andare in pensione dalla scrittura senza rinnegare però la sua ostinata scelta del narrare breve in modo essenziale, affilato, che ha fatto di lei la maestra del racconto. «Alla mia età - aveva detto al New York Times - non vuoi più essere sola come uno scrittore deve essere».
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