"Filosofia dell’Osceno televisivo", dalla letteratura ai nuovi guru della televisione attraverso "la lente" di Carmine Castoro

"Filosofia dell’Osceno televisivo", dalla letteratura ai nuovi guru della televisione attraverso "la lente" di Carmine Castoro
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Mercoledì 25 Settembre 2013, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 09:35
Un’oscenit “fredda e comunicazionale”, come diceva Baudrillard, si ormai inesorabilmente sostituita a quella classica dello scandalo sessuale, dell’impudicizia della carne, della “spiritualizzazione” delle anime e delle condotte.

Eppure, anche nel reticolare e in perenne fibrillazione mondo degli iper-media, resta traccia di questo canone dell’oscenità fisica, solo apparentemente superato.



Carmine Castoro, filosofo della comunicazione, giornalista professionista, autore televisivo (per RaiNotte e canali Sky) e apprezzato saggista già da molti anni, con una scrittura densa e uno studio approfondito, nel suo libro "Filosofia dell’Osceno televisivo – Pratiche dell’odio contro la tv del Nulla", passa dunque dal mito della caverna di Platone all’”orrore” dei reality show, da metafore cinematografiche ineludibili come Truman Show e Matrix a pezzi fondamentali della storia del pensiero occidentale. Dalla pittura, alla letteratura, a testi di brani musicali o alle nuove guru televisive super adorate come Maria De Filippi, per scandagliare l’Osceno riconducibile a 4 etimologie.



E' proprio grazie ad un’imponente opera di oblìo della nostra cifra esistenziale più autentica, della nostra radice esperienziale e fenomenologica, che si è potuto innescare e ingigantire, negli ultimi decenni, quel regime dell’Indistinto, dell’Indifferenziato, dell’equidistanza fra realtà e simulazione, vero e falso, fatto vissuto e “macchina” dell’apparire che è oggi la natura più preoccupante e devastante del sistema dei media e dell’Osceno come categoria estetica che lo rappresenta.
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