La rinascita del Bucintoro:
sarà ricostruita
la barca-mito dei dogi

La rinascita del Bucintoro: sarà ricostruita la barca-mito dei dogi
di Carlo Mercuri
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Sabato 15 Febbraio 2014, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 13:53
VENEZIA - A Bordeaux una stretta di mano tra il sindaco della citt francese, l’ex primo ministro Alain Jupp, e il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha siglato il patto. I due uomini politici, alla testa delle rispettive delegazioni, hanno sancito un accordo senza precedenti nella storia recente dell’Europa unita: l’impegno congiunto per la ricostruzione di un simbolo universale di pace e giustizia, il Bucintoro.

L’INTENTO

Che cos’è, anzi che cos’era il Bucintoro? Il Bucintoro era la nave dei dogi, il barcone gigante (lungo 35 metri) ricoperto di lamine d’oro e di velluti cremisi, a bordo del quale il Doge riceveva re e imperatori e da dove, una volta all’anno per la festa dell’Ascensione, celebrava il rito dello sposalizio di Venezia con il mare lanciando in acqua un anello. Il Bucintoro, simbolo di Venezia e dei veneziani, non c’è più. E’ stato distrutto nel 1797 da Napoleone dopo il trattato di Campoformio. Distrutto per dispetto, sostanzialmente. Napoleone fece togliere tutte le lamine auree che rivestivano lo scafo, le fece fondere ottenendo parecchi chili d’oro e poi dette alle fiamme tutto il resto. Ora, più di due secoli dopo il misfatto, la Francia ha dichiarato di voler risarcire Venezia e i veneziani.



LA FORESTA DI DORDOGNA



Lodevolissima intenzione. E ancor più lodevole se si tiene conto del modo in cui avverrà il risarcimento. Dunque, il sindaco Juppé ha offerto 600 querce per rifare la chiglia della nave. Alberi alti fino a venti metri, ma non alberi qualsiasi: si tratta infatti delle querce secolari della foresta di Dordogna, la foresta fatta piantare dal Re Sole proprio per le esigenze della flotta francese. Un atto, quindi, di altissima valenza simbolica. La foresta di Dordogna è infatti una specie di foresta sacra, per i francesi. I tronchi, caricati su zattere, verranno affidati alla corrente del Canal du Midi e arriveranno nei pressi di Marsiglia. Da lì saranno caricati su camion dell’esercito francese e portati in Italia, su un punto ancora da definire del fiume Po, dove saranno ancora scaricati sul fiume e via via condotti fino a Venezia. Le querce del risarcimento verranno portate fin nell’Arsenale, dove il Bucintoro risiedeva, e dentro quegli storici cantieri comincerà l’opera di ricostruzione.

È un progetto altamente simbolico e spettacolare. Tanto naturalmente spettacolare che la “force de frappe” francese, quella che si è battuta per convincere le Autorità transalpine della bontà del progetto, è costituita da un produttore cinematografico, Alain Depardieu, fratello dell’attore Gerard, da un regista, Patrick Brunie, e da una giornalista-scrittrice, Marie-Josephine Grojean.



IL PIANO

I tre hanno intenzione di filmare passo passo l’evoluzione del progetto, dal taglio dei tronchi in Dordogna fino al varo del nuovo Bucintoro in Canal Grande e hanno pensato di affidare a vari colleghi l’incarico di girare mini-trailer sulle fasi della messa in opera. L’ambizione è di coinvolgere 168 colleghi, tanti quanti erano i rematori del Bucintoro. Pare che Tarantino e Scorsese, tra gli altri, abbiano già accettato di far parte del piano. Centosessantotto registi per 168 trailer che poi saranno cuciti insieme: un modo per “remare insieme” verso la messa in opera del progetto e per fissarne e documentarne la memoria.

L’opera di ricostruzione del Bucintoro durerà quattro-cinque anni. Si prevede che la rinascita del Bucintoro impegni una sessantina di artigiani: dai maestri d’ascia ai marangoni, dai remeri ai calafati, fino agli intagliatori e ai doratori, tutti mestieri che stanno scomparendo. E qui si situa la seconda parte del progetto, quella che ha ottenuto il riconoscimento dell’Unesco. Dice Valentina Zingari, antropologa e coordinatrice di un’associazione accreditata presso l’Unesco: «Il progetto-Bucintoro può entrare a far parte di un piano di salvaguardia del patrimonio immateriale, nel nostro caso di conservazione di saperi e pratiche legati alle attività marinare». Sostiene Giorgio Paternò, segretario della Fondazione Bucintoro: «La nuova nave sarà un simbolo di unione, lavoro, identità per le prossime generazioni, per i giovani e per gli europei di domani».



IL COSTO



Il costo generale dell’opera è stimato intorno ai 15 milioni di euro. La Francia, s’è detto, ci mette il legname. Poi c’è il Comune di Venezia ma soprattutto si attendono finanziamenti dagli sponsor privati. Molti hanno manifestato interesse. Inoltre è stata inventata un’originale forma di sottoscrizione popolare: in ogni sportello della Bnl e di Bnp Paribas, sia in Italia che in Francia, è possibile versare almeno un sottomultiplo di carato, fissato in 6,25 euro. Il carato era l’unità di misura adottata dalla Serenissima. Ventiquattro carati era il costo totale di una galea, cioè di una barca delle dimensioni del Bucintoro. Anche questo è un modo originale di reinventarsi la Storia.
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