È ormai scontro aperto tra Donald Trump e Steve Bannon, che in un un nuovo libro del giornalista Michael Wolff rilancia alla grande il Russiagate definendo...
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L'ex chief strategist della Casa Bianca Steve Bannon ritiene che anche Donald Trump abbia partecipato all'incontro con esponenti russi alla Trump Tower durante la campagna elettorale, ipotizzando che il figlio Don Jr abbia portato gli ospiti nell'ufficio del padre. «La possibilità che Don Jr non abbia portato questi jumos (parola apparentemente inventata, ndr) su nell'ufficio del padre al 26/mo piano è zero», afferma nel libro 'Fire and Fury: inside the Trump White House« scritto da Michael Wolff.
«Tante falsità», secondo la Casa Bianca, ma per i lettori sono in arrivo ghiotti pettegolezzi, come quello che Melania avrebbe pianto, «ma non di gioia», la notte della vittoria del marito. Gli stralci su Bannon, che oggi hanno fatto la parte del leone, hanno attirato l'ira del presidente: «Ha avuto poco o niente a che fare con la nostra vittoria. Non rappresenta la mia base e ha passato il suo poco tempo alla Casa Bianca a provocare false fughe di notizie». Nel libro l'ex stratega usa metafore forti e un linguaggio da caserma per descrivere il clima della presidenza Usa, la cui indifferenza al potenziale impatto del Russiagate è paragonabile a quella di «chi sta sulla spiaggia aspettando l'impatto di un uragano di categoria cinque».
L'astio verso la figlia di Trump, Ivanka e il marito Jared Kushner, o come li chiama Bannon, «Jaranka», è un leit motiv del volume: «Una guerra tra ebrei e non ebrei», ha detto a Wolff l'ex segretario di Stato Henry Kissinger. Parlando con l'autore, un esperto di media e il biografo di Rupert Murdoch, Bannon ha ammonito che gli investigatori «romperanno Don junior come un uovo sulla tv nazionale», pronosticando che l'indagine del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate arriverà a segno concentrandosi sul riciclaggio. «Passa tutto per la Deutsche bank e tutta la m... di Kushner. La m... di Kushner è vischiosa», ha detto Bannon, notando che Mueller ha scelto come braccio destro Andrew Weissman, un esperto di denaro sporco: «Il loro percorso per fottere Trump passa dritto per Paul Manafort, Don Jr. e Jared», ha aggiunto l'ex stratega, oggi non l'unico ad alzare l'ombra del riciclaggio. Sul New York Times i fondatori di GPS Fusion, Glenn Simpson e Peter Frisch, che commissionarono all'ex agente britannico Chris Steele l'indagine su Trump e i russi, hanno detto di aver trovato «da Manhattan alla Florida, da Toronto a Panama, vaste prove che Trump e la sua organizzazione lavorarono con russi di dubbia fama in odore di riciclaggio».
GPS Fusion ricevette durante la campagna elettorale da un gruppo conservatore, il Washington Free Beacon, e dalla campagna di Hillary Clinton l'incarico di indagare sul «complesso passato di affari di Trump».
Il Messaggero