Roma, in coma etilico a scuola: l'alcol comprato in un minimarket

Roma, in coma etilico a scuola: l'alcol comprato in un minimarket
Una bravata, si dice così. In gruppo anzi due gruppi. Poteva accadere a molti altri, più o meno ingenui. In qualsiasi altra scuola della capitale. Ma ora si prova a...

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Una bravata, si dice così. In gruppo anzi due gruppi. Poteva accadere a molti altri, più o meno ingenui. In qualsiasi altra scuola della capitale. Ma ora si prova a invertire la rotta. «Controlli più ferrei nei bagni e nel cortile». I ragazzi del Bertrand Russell escono da scuola alla spicciolata, raccontano quel che hanno loro comunicato i prof, «niente più accessi senza libretto, maggiore attenzione a quel che avviene durante la ricreazione», spiega un capannello di studenti del primo anno. Sono ancora tutti sconvolti, professori e alunni. Il giorno dopo il dramma sfiorato per un soffio: una quindicenne che si accascia a terra durante la co-gestione, in preda a coma etilico, la corsa in ospedale, la paura. Il peggio è passato, ma ora la scuola annuncia una stretta. «Non vuol dire che ci perquisiranno, mica siamo come il Virgilio, ma staranno più attenti specie quando ci raduniamo nelle ore extra lezione. Magari domani mi aspetto pure i cani antidroga».


L'INCONTRO
Oggi è stata convocata un'assemblea straordinaria, per capire tutti insieme cosa è successo. Ma già ieri nel liceo di via Tuscolana non si parlava d'altro. «Ci siamo chiesti perché quella nostra compagna si è ridotta così. Se per scommessa, ricatto, obbligata, per problemi familiari... ma sono tutte supposizioni». La studentessa sta meglio dopo pranzo è stata dimessa, nella scuola si sono susseguiti incontri tra i vertici dell'istituto, rappresentanti del Provveditorato, delle forze dell'ordine. Passata la paura, il ricordo è ancora vivo. «Io stavo in palestra, ho visto una folla intorno a una ragazza stesa a terra, sembrava in overdose, anche perché prima su quelle scalette c'era un grande odore di canne». Ora la ricostruzione è più chiara: la preside i prof che accorrono, gli studenti che vengono fatti uscire dalle porte di emergenza, «hanno aperto tutte le porte, c'era un gran concitazione, gli amici della ragazza le stavano tutti attorno».

Racconta un operatore scolastico che ha provato a soccorrerla: «Si era sentita male da un'altra parte, l'avevano portata giù, quando si è accasciata sulle scalette interne. Non emanava un forte odore di alcol, per questo abbiamo pensato a uno choc anafilattico, la stavano per intubare quando gli amici hanno detto: no, no, ha bevuto». Una bravata, ripete anche lui, «mica possiamo perquisirli, i ragazzi». Però nell'istituto che conta oltre 1.700 iscritti, a detta degli studenti stessi e dei genitori, si fuma, è difficile intercettarli. «Dappertutto ci sono queste cose, ma un fatto così grave non era mai accaduto, siamo scioccati - ecco altri ragazzi -L'alcol? Non l'abbiamo visto, il fumo sì, in tutti i licei è normale vederlo». E una mamma, all'uscita di scuola: «Colpa dei minimarket gestiti da cittadini del Bangladesh, vendono alcol a rotta di collo ai minorenni dal mattino, quando ci sono assemblee e ore di buco, addirittura davanti alla media Mommsen dove va l'altro mio figlio vendono il fumo».

LOTTA AI MINIMARKET
Nel commissariato di polizia San Giovanni di via Casalmonferrato poco lontano dalla scuola tutte le posizioni sono ora al vaglio del primo dirigente Mauro Baroni. Non viene tralasciato il fatto che l'episodio sia avvenuto nella ricreazione, che la preside sia intervenuta immediatamente. L'amica della giovane finita in ospedale ha comprato quella mattina una bottiglia di vodka presso un vicino minimarket gestito da un bengalese che ora rischia una sanzione amministrativa che va dai 250 euro fino ai mille. E due gruppi si sono divisi la vodka travasandola in una bottiglietta.

Il peggio è passato. E un rappresentante degli studenti ammette: «Siamo tutti scioccati, agitati, i professori ci hanno annunciato una maggiore sorveglianza, anche le attività extra curricolari ora le concederanno con le pinze. Certo, una minima responsabilità ce l'abbiamo tutti, ora dobbiamo pensare ad accogliere tra noi quella ragazza».
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Il Messaggero