Dal buono casa al buono viaggio. Di sola andata. Per mantenere la promessa di smantellare le fatiscenti baraccopoli dei rom, il Campidoglio pentastellato è pronto a giocare...
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SENZA CONTRATTO
Il primo campo che avrebbe dovuto essere smobilitato era quello del River, sulla Tiberina. Una mossa obbligata, in realtà, perché l'amministrazione comunale non ha potuto prolungare il contratto con la coop che ha gestito l'insediamento per anni, dopo una serie di rilievi dell'Autorità Anticorruzione. Per il River, la dead line fissata da Palazzo Senatorio era il 30 settembre. Tutti via? Macché, gli abitanti delle baracche sono ancora lì. Anzi, c'è perfino chi si è allargato, occupando i fabbricati intorno al vecchio campo. L'impasse si è creata perché, nonostante la garanzia del Campidoglio, i rom non riescono a ottenere contratti di affitto a Roma. Solo una famiglia sulle cento censite dai vigili urbani finora è riuscita a firmare un contratto di locazione e quindi a traslocare.
Un fiasco che, senza un cambio di rotta, rischia di ripetersi negli altri due villaggi che il Comune vorrebbe chiudere entro dicembre, l'insediamento della Monachina e quello della Barbuta, già finito nel mirino della Commissione europea. Ecco perché l'amministrazione ora è pronta a «rimodulare» la strategia, inserendo tra gli strumenti del nuovo Piano rom anche i rimpatri. Volontari e ben remunerati, sia chiaro.
I fondi sono sempre quelli messi a disposizione da Bruxelles tramite il cosiddetto Pon, il piano operativo per la Città metropolitana. Con queste risorse il Campidoglio pagherebbe ai rom stranieri il viaggio di ritorno nel paese di origine e garantirebbe l'affitto di un alloggio per un periodo di circa due anni. In teoria, ogni nucleo famigliare a basso reddito può incassare fino a 10mila euro, così dice la delibera già votata dalla giunta, ma l'importo potrebbe calare, a seconda del paese straniero in cui il Comune si ritroverebbe a saldare la pigione. La maggior parte degli ospiti del Camping River, per dire, viene dalla Romania, dove un affitto medio si aggira tra i 100 e i 150 euro al mese. Quindi per ogni famiglia, il governo capitolino potrebbe liquidare un importo, spalmato su 24 mesi, tra i 2.400 e i 3.600 euro. Sempre che le famiglie, prima di fare le valigie, non decidano di riscuotere un incentivo unico, tutto e subito, che potrebbe arrivare, questo sì, fino a 10mila euro. Di anni di affitto già pagati, a quel punto, se ne garantirebbero quasi dieci. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero