Vaticano, Tulli e Cipriani condannati a risarcire lo Ior: hanno causato danni per 47 milioni di euro

Vaticano, Tulli e Cipriani condannati a risarcire lo Ior: hanno causato danni per 47 milioni di euro
Dopo essere stati condannati l’anno scorso dal tribunale italiano, i due ex manager dello Ior,  l'ex direttore generale, Paolo Cipriani, e l'allora suo vice...

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Dopo essere stati condannati l’anno scorso dal tribunale italiano, i due ex manager dello Ior,  l'ex direttore generale, Paolo Cipriani, e l'allora suo vice Massimo Tulli (dimessisi a luglio 2013), sono stati condannati anche in sede civile dal tribunale vaticano per danni causati alla banca del Papa pari a 47 milioni di euro. In pratica dovranno risarcire di 47 milioni di euro la banca a causa dei danni causati per «malagestione», per investimenti sbagliati e decisioni azzardate, compreso l’avvio di un fondo di 17 milioni di euro aperto Malta nel 2012.  Il fondo “Ad Maioraˮ, avevano spiegato a suo tempo allo Ior, quando era stata avviata la causa civile in Vaticano, avrebbe inghiottito fiumi di denaro. L’ammontare del danno è stato nel frattempo computato. Le perdite sono attribuibili  non solo alle scelte sbagliate del management ma pure alle cifre altissime pagate dallo Ior per  commissioni e consulenze. Con l’arrivo del presidente Von Freyberg allo Ior, nel 2013, dopo l’uscita dalla banca di Tulli e Cipriani, l’istituto aveva deciso di sganciarsi da questa onerosa intermediazione finanziaria che aveva originato tante perdite. Oggi il tribunale d’Oltretevere ha riconosciuto di due ex dirigenti responsabili e ha ordinato loro di risarcire lo Ior dai danni che sono stati nel frattempo contabilizzati. Secondo il Vaticano questo passaggio farebbe affiorare l’impegno della banca del Papa alla trasparenza e alla «determinazione nel soddisfare i migliori standard internazionali» a conferma di volere punire «qualsiasi cattiva condotta intrapresa a suo danno non importa da dove e da parte di chi» si legge in un comunicato sintetico, di appena 10 righe, emesso in serata nel quale sono stati omessi persino i nomi dei condannati.


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Il Messaggero