Un milione di euro per chiunque fornisca informazioni utili a trovare gli assassini di Daphne Caruana Galizia. Anche in via «confidenziale». Il governo maltese tenta...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
- oppure -
Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google
OFFERTA SPECIALE
Leggi l'articolo e tutto il sito ilmessaggero.it
1 Anno a 9,99€ 89,99€
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Rinnovo automatico. Disattiva quando vuoi.
L'abbonamento include:
- Accesso illimitato agli articoli su sito e app
- La newsletter del Buongiorno delle 7:30
- La newsletter Ore18 per gli aggiornamenti della giornata
- I podcast delle nostre firme
- Approfondimenti e aggiornamenti live
Adesso, il premier ha rilanciato con un'iniziativa che evoca metodi d'altri tempi, ma formalizzata da un comunicato ufficiale: Un milione di euro a chiunque fornisca informazioni per identificare i responsabili dell'omicidio. Perché «questo è un caso di straordinaria importanza e richiede misure straordinarie e deve essere fatta giustizia, qualunque sia il costo», ha spiegato il governo, promettendo la «piena protezione - garantita da una legge sugli informatori - a chi testimonierà sotto giuramento davanti ad un magistrato inquirente ed in tutte le fasi successive del processo». A patto che le informazioni siano «corredate da prove». Le testimonianze, si specifica, potranno essere «fornite alla polizia anche in via confidenziale». Tale precisazione evoca l'ambiente estremamente torbido in cui l'omicidio della giornalista è maturato. E che il figlio ha descritto senza mezzi termini, parlando di un Paese «mafioso» governato da «delinquenti» e corrotti, con un «clown» come premier di cui ha chiesto le dimissioni. «Mia madre - ha denunciato Matthew Caruana Galizia - è stata assassinata perché s'era messa di traverso fra lo Stato di diritto e chi vuole violarlo», e in questa battaglia «era sola». Le indagini, in effetti, si avvalgono anche del contributo di Fbi e Scotland Yard, e questo fa pensare che la giornalista abbia fatto un grosso squarcio nel velo degli affari della criminalità organizzata internazionale. Per averne un'idea, è emerso ad esempio che l'esplosivo piazzato nella sua auto era molto più potente di quello utilizzato in altri cinque attentati dinamitardi compiuti nell'isola negli ultimi sei anni ed attribuiti a regolamenti di conti tra gang criminali rival Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero