Paola Carinelli e Vito Crimi, nel collegio dei probiviri lei, nel comitato di garanzia lui. Il nuovo organigramma della nuova associazione del nuovo Movimento 5 stelle nasce con...
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Crimi è stato il primo presidente del gruppo parlamentare del movimento in Senato nel 2013 ed è l'unico membro del comitato d'appello, oggi denonimato "di garanzia", nominato dall'alto senza mai essere stato votato dalla rete. Mentre la sua attuale compagna, Paola Carinelli, ha ricoperto il ruolo di capogruppo dei Cinque stelle alla Camera ed è nel collegio dei probiviri. Ruolo votato online con il numero più basso di partecipanti rispetto ai colleghi probiviri Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro (il più votato e l'unico avvocato con competenze legali, cosa non da poco visto la valanga di ricorsi contro le sanzioni) e il numero più basso dei sì. Dubbi sul ruolo di Carinelli erano emersi anche durante un passaggio molto controverso della legislatura per i parlamentari M5S, quando lei era capogruppo e venne a galla la storia del tecnico informatico che aveva avuto via libera a password di accesso al sistema informatico, alle mail, e ai domini informatici dei portavoce M5S.
La questione delle coppie dentro il Movimento 5 stelle è sentita come problema perenne al punto che nel codice etico si è arrivati a vietare l'assunzione per gli eletti e gli amministratori M5S di «parenti o affini». Era successo con la capogruppo campana e fedelissima di Di Maio Valeria Ciarambino che aveva assunto «a titolo gratuito» il fidanzato Domenico. É capitato all'eurodeputato e ora coordinatore della campagna elettorale nazionale Ignazio Corrao che aveva una relazione con la sua assistente parlamentare. Per fare un esempio recente, chi urlava al conflitto di interessi è riuscito a ottenere la testa di Mariangela Riva, attivista e compagna dell'europarlanentare David Borrelli, a cui è stato imposto di troncare una collaborazione con un'eurodeputata M5S. Ma nessuno si è accorto della coppia piazzata dentro gli organi di garanzia del M5S, quelli che dovranno vigilare sul vincolo di mandato che in Costituzione non esiste ma per il M5S è sacrosanto. Ad esempio dovranno stanare il dissenso degli eletti per punirlo e controllare se i parlamentari votano la fiducia al possibile governo 5 stelle. In pratica, chi si appella al comitato di garanzia chiederà la modifica o l'annullamento di una sanzione irrogata da una persona vicinissima a chi deve decidere se toglierla oppure no. Logiche di opportunità consiglierebbero l'astensione dal pronunciarsi su decisioni prese da un proprio congiunto, e invece nulla. Uno come l'avvocato Borré che impugna spessissimo le sanzioni ed è ormai avvezzo ai ricorsi contro i provvedimenti presi dai probiviri conferma che il comitato d'appello il più delle volte si limita a ratificare quanto deciso dai probiviri (in soli due casi sono stati costretti a tornare sui propri passi).
La strada della nuova struttura del M5S parte perciò molto in salita. Aggiungete il fatto che il comitato di garanzia ha voce in capitolo sulla composizione dei listini del proporzionale con ampissimi margini di discrezionalità e che sia Crimi che Carinelli intendono ricandidarsi per tornare in Parlamento. Una coincidenza che sta agitando molto le acque interne. C'è chi aveva deciso di accettare in toto la trasformazione del M5S iscrivendosi alla nuova associazione e approvando l' organigramma. Ma c'è anche chi, pur affrontando il cambiamento epocale del M5S, non transige su almeno uno dei principi originari che sanciva la presunta orizzontalità del Movimento. Le correnti, cordate e qualsiasi giocata in avanti erano bandite nel Movimento delle origini. Gianroberto Casaleggio bollava con disprezzo chi cercava di costruirsi nicchie di consenso all'interno del M5S o sui territori. Li chiamava “capopanza”.
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Il Messaggero