Papa Francesco, diventano martiri i 19 religiosi uccisi dagli islamisti in Algeria

Papa Francesco, diventano martiri i 19 religiosi uccisi dagli islamisti in Algeria
Città del Vaticano - Papa Francesco riconosce il martirio di padre Pietro Claverie, domenicano, vescovo di Oran, ucciso in Algeria dai militanti islamici nel 1996. Assieme...

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Città del Vaticano - Papa Francesco riconosce il martirio di padre Pietro Claverie, domenicano, vescovo di Oran, ucciso in Algeria dai militanti islamici nel 1996. Assieme a lui sono stati riconosciuti martiri altri 18 tra frati e suore, uccisi in «odium fidei» dal 1994 al 1996 sempre in Algeria, un paese che stava vivendo una lacerante guerra civile che opponeva gruppi islamisti, un regime militare pronto alla repressione e una società civile che aspirava a maggiore libertà. In quel contesto il vescovo di Oran denunciava apertamente la violenza del Gia – Gruppo islamico armato - e parlava nonostante i rischi. Per l'Algeria dal 1991 al 2002 fu il «decennio nero» causato da una crisi politica che costò la vita a 150.000 persone, soprattutto algerini e musulmani, compresi i 19 religiosi e religiose cattolici.


Nato in Algeria quando era ancora francese, Pietro Claverie predica il dialogo con l'Islam moderato, ed era considerato grande amico dei musulmani. Verrà assassinato sulla porta del suo arcivescovado il primo agosto 1996 con Mohamed Bouchikhi, un giovane algerino (musulmano) che lo stava accompagnando dall’aeroporto.

Poco prima di lui, nel marzo del 1996, erano stati rapiti e poi uccisi, decapitati, i sette monaci trappisti di Tibhirine. Per tutti in Vaticano fu avviata una causa collettiva di beatificazione, intitolata «Mons. Claverie e i suoi 18 compagni». La vicenda dei monaci trappisti è stata portata sul grande schermo e presentata alcuni anni fa a Cannes con un film intitolato «Uomini di Dio».

Scriveva monsignor Claverie: «Il dialogo è un’opera che va continuamente ripresa: è la sola possibilità di disarmare il fanatismo, in noi e nell’altro. È attraverso il dialogo che siamo chiamati a esprimere la nostra fede nell’amore di Dio che avrà l’ultima parola su tutte le potenze di divisione e di morte».




















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Il Messaggero