Con l'arrivo del nuovo anno, parte la corsa verso il 4 marzo. Tuttavia, la data del voto è l'unica certezza in un panorama politico pieno di incognite. Archiviata...
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Ad ogni modo, l'incertezza più evidente riguarda gli effetti della nuova legge elettorale: sin dalla sua approvazione, tanti osservatori fecero notare che un sistema per due terzi proporzionale e solo un terzo maggioritario, senza il voto disgiunto, rischia di non produrre maggioranze chiare. Tanto che c'è chi preannuncia uno scenario 'spagnolò, ovvero un repentino ritorno alle urne, magari a giugno. Anche se è difficile che i neo-parlamentari vogliano con leggerezza correre il rischio di perdere un seggio appena conquistato.
Il Pd, dato negli ultimi tempi in calo nei sondaggi, spera in una grande ripresa, facendo leva soprattutto sui risultati degli ultimi governi. I dem affidano le loro speranze di rilancio alla tenuta dell'elettorato vicino al segretario Matteo Renzi e, forse spinti dalle parole di Mattarella, sembrano puntare decisamente sulla lotta alla disoccupazione. L'obiettivo è semplice: avvicinarsi più possibile alla fatidica quota 40%, sostenendo che quello al Pd è l'unico voto utile per battere i populismo del centrodestra e quello di Grillo. Ma intanto a sinistra sono in corso grandi manovre per costruire l'intesa con +Europa. La Bonino e i suoi compagni di viaggio oggi hanno lanciato il grido di allarme: siamo costretti a correre da soli. «Al momento è l'unica via», hanno spiegato i promotori lanciando, in settimana, la raccolta firme e puntando il dito contro il Viminale accusato di «interpretazione surreale della legge elettorale». Ma in serata è intervento il vicesegretario del Pd Maurizio Martina per lanciare una ciambella di salvataggio che conferma l'interesse dei Dem a non perdere i voti della galassia Bonino.
«Per il Pd le porte della collaborazione con la lista +Europa sono sempre aperte e siamo pronti anche alla leale collaborazione organizzativa, garantendo il nostro lavoro per la raccolta delle firme necessarie per ogni circoscrizione». Solo il voto dirà poi se la lista "ulivista" di Riccardo Nencini e Angelo Bonelli riuscirà a frenare il flusso verso Liberi e Uguali, che punta a un risultato a due cifre. Intanto Berlusconi è tornato ad attaccare l'Euro che, a suo avviso, fatto entrare «con quelle modalità e a quei valori improvvidamente accettati da Prodi, ha dimezzato i redditi e i risparmi degli italiani». E si intuisce che il Cavaliere non vuole lasciare l'intero voto di protesta a Matteo Salvini. Il leader della Lega non chiude a alleanze ma chiede «coerenza e serietà. Altrimenti, se mettiamo insieme l'Arca di Noé, poi è difficile fare le riforme che vogliamo».
Si attende poi di capire dove si indirizzerà maggiormente il voto moderato, nel testa a testa tra «Civica e Popolare», la lista alleata al Pd guidata da Beatrice Lorenzin e Pierferdinando Casini, e «Noi con l'Italia», la cosiddetta 'quarta gambà moderata del centrodestra.
Il Messaggero