Da Rebibbia a Bollate, il bridge in carcere per insegnare ai detenuti il rispetto delle regole e per l'avversario

Da sinistra: Gianluca Frola, Segretario Generale FIGB; Patrizia Azzoni, Consigliere Federale Tecnico FIGB; Eduardo Rosenfeld, istruttore e arbitro federale
Un atout in più per i detenuti sul percorso di riabilitazione. La Federazione italiana gioco bridge, associata al Coni, ha dato il via a un corso di bridge dedicato ai...

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Un atout in più per i detenuti sul percorso di riabilitazione. La Federazione italiana gioco bridge, associata al Coni, ha dato il via a un corso di bridge dedicato ai detenuti del carcere di Bollate (Milano). Un’iniziativa, la prima intrapresa dalla Federazione, che segue una lunga esperienza di volontariato avviata 10 anni fa nel carcere di Rebibbia e, da due mesi, introdotta anche in quello di Latina. Un'iniziativa che ne affianca altre, tipo quella della Federugby che punta a insegnare ad andare in meta ai carcerati.


“Il bridge – spiega il presidente della federazione, Francesco Ferlazzo Natoli - non è un gioco di carte, è un gioco di logica. Non si vince perché si ha fortuna, ma perché si individuano le mosse vincenti attraverso delle analisi. I benefici del bridge sulla mente sono dimostrati da numerosi studi scientifici: potenzia la memoria, il ragionamento, ma anche il comportamento sociale. In questo gioco, che è un vero e proprio sport, il rispetto per le regole e per l’avversario sono indispensabili”.

Il progetto del carcere di Bollate si svilupperà in 10 lezioni con l’istruttore federale Eduardo Rosenfeld che si recherà nella biblioteca del carcere una volta alla settimana. Al momento si sono iscritti 20 detenuti. I 10 appuntamenti previsti potranno essere ripetuti in caso di ulteriori adesioni.

Il corso di Bollate è nato dall’iniziativa di un detenuto appassionato di bridge che ha cominciato a insegnare il suo gioco preferito ai compagni della struttura e ha poi chiesto il supporto della Federazione.

Massimo Parisi, direttore del carcere di Bollate, ha accolto con favore la proposta della Figb, perché si tratta di un’attività che potenzia il ragionamento e l’analisi e aiuta i programmi di riabilitazione.

Il progetto ripercorre l’analoga esperienza introdotta e coordinata dall’ex consigliere Figb, Roberto Padoan, alla casa circondariale di Rebibbia (l'istruttore federale era Alessandro Piana, oggi consigliere Figb), tuttora attiva. Il corso è, inoltre, appena stato avviato nel carcere di Latina.

“Rebibbia è un carcere enorme – spiega Padoan - e io con il tempo ho avuto la possibilità di attrezzare una zona per il gioco con tavoli, tappeti verdi e carte. Le persone che si appassionano mi danno sempre grande soddisfazione perché so che non sto dando loro solo un passatempo, ma una disciplina utile anche per la vita”.

Ed è anche quello che dice, con il suo motto, l’insegnante – collega australiana Betty Mill: “Imparare il bridge può fare la differenza nella vita di qualcuno”.

Betty si reca ogni settimana nel carcere giovanile di Darwin per insegnare ai ragazzi questo sport della mente e ne testimonia l’incredibile efficacia rieducativa.


Da sinistra nella foto in alto: Gianluca Frola, segretario generale Figb; Patrizia Azzoni, consigliere federale tecnico Figb; Eduardo Rosenfeld, istruttore e arbitro federale


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