Regione Abruzzo, archiviata indagine
sui rimborsi dei consiglieri

Regione Abruzzo, archiviata indagine sui rimborsi dei consiglieri
di Marcello Ianni
3 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Maggio 2015, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 12:25
L'AQUILA - In attesa di capire come finiranno i presunti reati contestati per le missioni della giunta, in Abruzzo nessun consigliere regionale potrà essere affiancato a Franco Fiorito, ex capogruppo Pdl in Lazio, meglio conosciuto come "Er Batman" di Anagni, oppure agli ex consiglieri regionali della Lombardia, Nicole Minetti e Renzo Bossi o al consigliere Dem di Reggio Emilia che si è fatta rimborsare per due volte un sexy toy. Almeno stando alla legge regionale in materia in vigore fino al 31 dicembre di tre anni fa. Cala insomma il sipario, dopo due anni di indagini, sul secondo troncone dell'inchiesta Rimborsopoli della Procura della Repubblica di Pescara, quella riguardante le spese dei gruppi consiliari in Regione: quella, per intenderci, che in quasi tutte le regioni italiane è apparsa più sfiziosa, per la sfacciataggine dei consiglieri regionali, e per questo forse la più sconcertante. Il primo troncone, come noto, aveva riguardato 25 amministratori tra in quali governatore, presidente del Consiglio della scorsa legislatura, assessori e consiglieri, quindici dei quali sono già stati archiviati.



Molti di coloro la cui posizione è stata archiviata ha già presentato il conto della propria difesa legale all’Emiciclo visto che l’indagine nasceva per un presunto uso improprio delle risorse pubbliche nell’esercizio del proprio mandato amministrativo. Ora invece affiora il secondo troncone dove ci sarebbero state presunte spese anomale, che per la legge però non si sono tramutate in ipotetiche violazioni penali come ad esempio quella che riguarda il peculato. Sì, perchè a un certo punto si era proprio vociferato di almeno una decina di ipotesi di iscrizione al registro degli indagati proprio per peculato ma poi, evidentemente, non se ne è fatto più nulla.



IL LAVORO DI PESCARA

Il sostituto procuratore David Mancini, a seguito delle indagini portate avanti dal nucleo investigativo del Reparto operativo dei carabinieri di Pescara, agli ordini di Giovanni Di Niso, ha chiesto l'archiviazione del fascicolo penale nei riguardi dei consiglieri regionali che hanno chiesto ed ottenuto rimborsi spese per un ammontare che sfiora i 700 mila euro in un periodo che abbraccia il 2009, 2010, 2011 e 2012. Secondo fonti investigative, la decisione del pubblico ministero non fa altro che prendere atto della Legge regionale del 1972, la numero 25. “I contributi – recita la norma – possono essere impiegati per l'organizzazione ed il funzionamento del gruppo ed in particolare per: l'acquisto di giornali, riviste e pubblicazioni varie, testi, supporti informativi ed audiovisivi; redazione, stampa e diffusione di manifesti, giornali, periodici, saggi, etc, editi dal Gruppo; spese di rappresentanza e di ospitalità in occasione di iniziative promosse dal Gruppo di cui al punto (f); spese postali, telefoniche e telegrfiche”. Nell'elenco al punto (e) figurano rimborso di spese, sostenute dai consiglieri per lo svolgimento delle attività del Gruppo di appartenenza purchè autorizzato dal presidente del Gruppo stesso e documentate”.



L’ORGANIZZAZIONE DI CONVEGNI

Al punto (f) figurano rimborsi per “l'organizzazione e partecipazione a convegni, riunioni, manifestazioni, incontri ed iniziative attinenti a temi di interesse regionale; acquisto di beni mobili e di materiale d'ufficio; acquisto e noleggio e manutenzione di automezzi di proprietà; ricerche, collaborazioni, sia continuative che occasionali e consulenze professionali; infine oneri per il funzionamento decentrato del Gruppi”.

Una legge non più in vigore (quella varata dopo il 31 dicembre è più stringente) ma a tutti gli effetti a “maglie larghe” nelle quali è stato facile chiedere ed ottenere i rimborsi per le spese sostenute, senza incappare in guai giudiziari. Un malcostume a tutti gli effetti, dato il periodo di criasi che la magistratura a seguito delle indagini, “consegna” di fatto alla riflessione degli elettori. La Procura dell'Aquila ha già trasmesso alla Corte dei Conti il fascicolo con lo scopo di approfondire la sussistenza di eventuali anomalie negli aspetti legati alla rendicontazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA