Maxi rapina delle false guardie Ivri
colpo da 200 mila euro alle Poste

Maxi rapina delle false guardie Ivri colpo da 200 mila euro alle Poste
di Alessandra Di Filippo
3 Minuti di Lettura
Venerdì 2 Ottobre 2015, 10:32
PESCARA - Ore 7.50 di ieri mattina, giornata in cui si riscuotono le pensioni.



Due uomini con addosso divise da guardie dell’Ivri si presentano davanti all’ufficio postale di via Verrotti, traversa di via D'Avalos, ancora chiuso, aspettano l’arrivo del vice direttore e poi, sotto la minaccia di una pistola, si fanno consegnare quanto contenuto in cassaforte. In totale quasi 200 mila euro. Quindi la fuga a piedi e l’allarme. Una rapina facile facile, ma bottino e travestimento non fanno pensare a banditi improvvisati. Sul posto arrivano immediatamente squadra mobile, volante e scientifica, che ora indagano per risalire ai responsabili. Subito ascoltati i testimoni: oltre al vice direttore, i dipendenti dell’ufficio postale, che hanno permesso di ricostruire i fatti. Dalle immagini delle telecamere, sfocate e mal centrate, non arriva un grande aiuto.

Secondo quanto emerso, due uomini, uno dei quali con accento calabrese e con divise dell’Ivri, si sono avvicinati ai dipendenti che, all’esterno dell’ufficio, stavano aspettando l’arrivo del responsabile per l’apertura. Hanno detti che erano lì perché dovevano correggere un errore in un versamento effettuato poco prima nella cassa continua. Una scusa che però non ha convinto del tutto i dipendenti, abituati quasi quotidianamente ad avere a che fare con agenti dell’Ivri. Percepita la loro diffidenza, uno dei due ha estratto una pistola. Nel frattempo è arrivato il vice direttore.



SONO ITALIANI - A questo punto, un rapinatore è rimasto all’esterno con gli impiegati, mentre l’altro è entrato nell’ufficio postale con il dirigente, facendosi consegnare il denaro, 195 mila euro per la precisione, contenuto all’interno della cassaforte. Una scorta di liquidità necessaria per far fronte ai pagamenti delle pensioni. Prima di darsi alla fuga a piedi, si sono fatti consegnare anche i telefonini. E ora è caccia ai due malviventi, entrambi italiani. Sembra che uno dei rapinatori indossasse una parrucca.



LA BANDA DELLE DIVISE - Avviate immediatamente le indagini da parte della squadra mobile, coordinata da Pierfrancesco Muriana. Sicuramente non si tratta di balordi dell’ultima ora. Sapevano che nell’ufficio c’erano tanti soldi, sapevano che in zona operano agenti dell’Ivri, conoscevano il posto e l’ufficio. Un colpo, quindi, studiato nei minimi particolari. Non si esclude che abbiamo potuto contare su appoggi in loco. Insomma, un colpo come non si vedeva da tempo. Uno per certi versi simile, nel novembre 2011, alla banca Popolare di Puglia e Basilicata di viale Marconi, fruttato 105 mila euro. Anche in quel caso due rapinatori, poi arrestati, dopo aver atteso il direttore all’apertura della filiale, lo hanno minacciato con una pistola e poi hanno svuotato la cassaforte, lasciando solo la mazzetta civetta. In manette, dopo qualche mese, sono finiti due palermitani, entrambi con precedenti per rapine in tutto il territorio nazionale: Fabio Machì, sorvegliato speciale, e Giovanni Amodeo.



Per un altro colpo della cosiddetta banda delle divise bisogna andare indietro nel tempo, all’8 giugno 1989, quando la gioielleria Mancini Gold, in piazza Sacro Cuore, fu presa d’assalto da un commando di falsi finanzieri. Una rapina da mezzo miliardo di lire, inizialmente attribuita al terrorista nero Luigi Ciavardini, poi assolto nel processo d’appello. In quegli anni, frequenti i colpi feroci messi a segno da criminali comuni politicizzati o da frange terroriste allo sbando. Più recente la stagione delle rapine ai portavalori e quindi la banda Ballone, sospettata anche di complicità all’interno di istituti di vigilanza privata. E ora un altro colpo ad arricchire il romanzo criminale di Pescara. Tutte le piste, ovviamente, sono al momento aperte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA