Cuoco pescarese trionfa
nel Master chef israeliano

Cuoco pescarese trionfa nel Master chef israeliano
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Mercoledì 2 Settembre 2015, 18:47
PESCARA - Il segreto? «Gli ho fatto vedere e assaggiare la cucina italiana che non conoscono, quella di mia madre, di mia nonna. Quella delle tradizioni delle nostre parti». Massimiliano Di Matteo, abruzzese di Pescara, sposato da 13 anni con un'israeliana e da 18 mesi in Israele, ha vinto la finale della quinta edizione 'Master Chef' sbaragliando le ultime due concorrenti rimaste in gara. «Da ieri sera - racconta all'ANSA - è un delirio. Per strada mi fermano, vogliono fare i selfie con me. Non me l'aspettavo proprio». Così come non si aspettava - dice - che l'avrebbero chiamato quando ha deciso di «iscriversi al programma». Però poi ammette che in un certo senso essere italiano è stato un vantaggio: «in Israele siamo amati tantissimo e la cucina italiana ancora di più. Trionfa ovunque». Di Matteo, 40 anni, rivendica la genuinità della sua cucina: «mia madre è cresciuta a Roseto degli Abruzzi in una famiglia di contadini e a 15 anni preparava il pane per tutti. Io sono venuto su in questo ambiente e lì ho imparato. Loro mi hanno insegnato». Per vincere però ha cucinato anche piatti tratti da due grandi chef italiani: Davide Scabin e Niko Romito, piemontese il primo e abruzzese il secondo. «Li ammiro entrambi, anche se - spiega - non li conosco di persona». Quello ispirato a Scabin è stato un filetto impanato cucinato a bassa temperatura. Quello invece modellato su Romito lo ha presentato ieri sera durante la finale: 'assoluto di cipolle con bottoni di formaggio e zafferanò. E lungo la gara ha fatto assaggiare tutta una serie di piatti tratti dalla tradizione di casa sua: «quello che ha avuto maggiore riscontro fino alla finale è stata una salsiccia di fegato, bucce di arancia e peperoncino. Un successo». Nel futuro - confida - «c'è l'idea di un ristorantino. Anche se non voglio per ora abbandonare la tv: mi ci trovo bene ed ho un buon feeeling con la gente. Non parlo ebraico bene ma mi faccio capire lo stesso». Ieri sera a vederlo incoronare c'era anche la mamma Maria, arrivata dall'Italia. «Io in Israele mi sento a casa. Ho un sacco di amici. Qui - racconta - sembra di stare come nel fermento dell'Italia degli anni '80: c'è voglia di fare, di cambiare, di innovare ed è una grande sensazione». Vive a Modin, non lontano da Tel Aviv: «ma certo mi piacerebbe trasferirmi lì. Ma qui i miei 3 figli vivono bene».Dice che non ama parlare di politica e di religione e che «la situazione tra israeliani e palestinesi si risolverebbe se non ci fossero dall'esterno a soffiare sul fuoco. Se la devono vedere da loro e farebbero meglio».
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