Chieti, benzene e stirene
nella discarica che brucia senza sosta

La discarica in fiamme
di Alfredo D'Alessandro
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Mercoledì 1 Luglio 2015, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 10:12
CHIETI - Mentre arrivavano attraverso un comunicato stampa i primi risultati ufficiali dell’Arta sugli esami dell’aria e dei fumi sprigionatisi dal rogo doloso della discarica abusiva andata a fuoco fra Colle Marconi e Colle S. Antonio, il sindaco Umberto Di Primio si recava in Procura. Dove ha incontrato prima il pm Giuseppe Falasca, titolare dell’inchiesta sul rogo doloso, e a seguire il procuratore capo Pietro Mennini. Poi, in tarda mattinata, da palazzo di città è partita, destinazione Procura, la richiesta scritta di accesso al sito della discarica.



IL PROCESSO

Di Primio vuole effettuare una valutazione dei lavori necessari e una stima dei costi. Sono stati i vigili del fuoco a segnalare l’urgenza di portare via dalla discarica ciò che resta dei rifiuti che non bruciano più e ciò perché serve spazio per spegnere gli ultimi focolai. Ma l’area teatro del rogo è ancora sotto sequestro o no? La sentenza che a gennaio del 2012 condannò il legale rappresentante della Serveco (la società che effettuava lo stoccaggio) a 8 mesi di arresto e 15.000 euro di ammenda, ordinava il dissequestro del sito e condannava l’imputato anche a rimuovere e smaltire i rifiuti sotto la vigilanza della polizia provinciale e del sindaco, il quale avrebbe dovuto disporre con ordinanza le operazioni necessarie e il termine entro il quale provvedere alla bonifica. Ma, ed è uno dei punti interrogativi, il dissequestro disposto dal giudice fu eseguito? o l’area è ancora sequestrata da febbraio 2009? La sentenza di condanna è stata impugnata, oggi pende ricorso in Cassazione e non essendo il verdetto definitivo, il condannato non ha bonificato. E alla bonifica non poteva procedere neppure il sindaco, e dunque il Comune, rivalendosi delle spese sostenute, peraltro in presenza di un sito teoricamente ancora sotto sequestro. Di Primio oggi preme per la bonifica ma, in attesa di stime ufficiali, serviranno almeno 300.000 euro. E, nell’attesa del preventivo, già richiesto, il ricorso ai fondi della Regione sarà inevitabile. Di certo il rogo ha immesso nell’aria sostanze cancerogene, come il benzene , ma anche toluene e stirene. Mentre per verificare la presenza di diossine si farà lo studio di ricaduta degli inquinanti al suolo. I terreni stando ad una prima ispezione non dovrebbero essere contaminati in maniera significativa. Per Enrico Raimondi, già candidato sindaco, oggi consigliere comunale di minoranza, Di Primio deve dimettersi: non avrebbe fatto nulla per mettere in sicurezza la discarica in seguito ad una segnalazione fatta del prefetto al Comune, e datata 24 aprile 2014, che faceva seguito all’esposto di un cittadino.
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