In un mondo in cui «l'I-phone diventa uno strumento di lavoro», Jovanotti sente ancora il richiamo dei 'piattì e non esclude che in futuro «possa tornare a fare un dj-set perché - dice - è una cosa che mi piace, ha un livello di complessità diverso da quello di un concerto: c'è più guerriglia e mi fa sentire a casa».
Rivolgendosi ad una platea composta in gran parte da futuri architetti e ingegneri, Jovanotti sottolinea la necessità «di essere riconoscibili» in un mondo che «ha il problema di dover comunicare» ad ogni costo. Gli italiani, secondo l'artista, lo fanno ancora bene: «Quando vado all'estero - racconta - mi sento molto italiano, come se uscisse una pinna dietro la schiena» e l'orgoglio non nasce solo dalle bellezze rinascimentali: «Io sono pazzo del Futurismo» dice Jovanotti che sottolinea anche il ruolo di «un genio assoluto come Renzo Piano che fa cose mozzafiato che mi fanno piangere dalla commozione».