Apre la casa di Augusto, il Palatino svela le stanza dell'imperatore

Apre la casa di Augusto, il Palatino svela le stanza dell'imperatore
di Laura Larcan
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Mercoledì 17 Settembre 2014, 16:03 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 17:34

La sfida stata quella di cercare un’idea per ciascuno dei Fori imperiali di Augusto, Nerva e Traiano, ed esprimerla attraverso la luce e l’ombra, come fossero note per la musica. Da “L’ultimo imperatore” al primo imperatore di Roma, verrebbe da dire. Un’idea da premio Oscar per i Fori Imperiali, quella di Vittorio Storaro, vincitore seriale dell’ambita statuetta hollywoodiana per la fotografia di capolavori come “Apocalypse Now” e “Reds”.


IL 21 APRILE

È sotto la sua regia artistica che sarà firmato il nuovo progetto di illuminazione permanente dell’area archeologica in consegna alla Sovrintendenza capitolina (previa autorizzazione del Mibact) che sarà inaugurato, come ha annunciato il sindaco Ignazio Marino, per il 21 aprile prossimo, quando si celebrerà il Natale di Roma 2015. Un restyling al chiaro di luna da 1,5 milioni di euro, sostenuti per la fase di progettazione da Unilever con 100mila euro, mentre la realizzazione nei prossimi sei mesi sarà finanziata da un imprenditore ancora top secret (le trattative fervono in questi giorni e l’accordo sarà chiuso per la settimana prossima). Tanto per rimanere in tema imperiale, sul fronte statale, entrano nel vivo oggi le celebrazioni per il Bimillenario della morte di Augusto (19 agosto del 14 d.C.). con l’inaugurazione sul Palatino (per il pubblico solo da domani, su prenotazione per gruppi massimo di 20 persone) il nuovo, più ampio, percorso della casa del primo imperatore di Roma con la vicina dimora attribuita a Livia, la terza amatissima moglie.

ROSSO POMPEIANO

In un percorso quasi sotterraneo, si entra nei cubicula privati, dove Augusto dormiva, dotato di semplici composizioni architettoniche, dove il ritmo regolare delle lesene scandisce quadri bianchi e purpurei. Si passa nella stanza dei festoni di pino, dove le vezzose decorazioni floreali si aprono su illusionistici cortili colonnati. Ancora, la stanza delle maschere, sublime nella coreografie ispirate a scene teatrali che lasciano vedere prospettive di paesaggi e santuari. Fino alle biblioteche private di Augusto, che cedono il passo al vasto tablinum, la sala da ricevimento.

LIGHT DESIGN

E per tornare ai Fori imperiali riscritti con la luce di Vittorio Storaro, in conferenza stampa, ieri in Campidoglio, lo chiamavano “maestro”, il sindaco Ignazio Marino e il sovrintendente Claudio Parisi Presicce. Non a caso, visto che Storaro è considerato il Caravaggio della fotografia. Al suo fianco, la figlia Francesca, direttore artistico e light designer dell’operazione: «Per illuminare i tre Fori - ha sottolineato - sono stati scelti corpi illuminanti a led, che garantiscono un forte risparmio energetico e la qualità dell’innovazione tecnologica». I led hanno una durata di vita estremamente elevata, stimata in circa 50mila ore, pari a 18 anni (considerando un’accensione di otto ore al giorno). Da figlia d’arte, ci tiene a precisare Francesca Storaro che «il light designer deve saper interpretare il linguaggio dell’architettura antica attraverso la luce». E questo sarà il suo ruolo sotto la supervisione dell’illustre papà. Non nuovo, il tre volte premio Oscar, a progetti di valorizzazione del patrimonio archeologico come i documentari di “Roma Imago Urbis”.

IL RACCONTO

Proprio per il Foro di Augusto Storaro è partito dall’idea di rivoluzione operata dal primo imperatore sulla lezione di Giulio Cesare. «Il tempio di Marte Ultore al centro del Foro non rappresenta solo la vendetta di Augusto sui cesaricidi, ma il passaggio dalla Repubblica all’Impero con Roma che innalza le sue virtù imperiali di conoscenza, saggezza, civiltà e pace, illuminando il mondo» dice Storaro. Così ecco che la luce sembrerà salire dai gradini del tempio per espandersi nell’area circostante. «Come un’onda di luce - spiega il maestro - che sale dalla Terra, inizia ad avvolgere il tempio con una grande intensità luminosa per abbracciare tutto il perimetro». Per il Foro di Nerva (nella grande foto a sinistra), il Foro di Transizione, lasciato in eredità da Domiziano al suo successore Nerva che l’ha inaugurato, Storaro ha pensato a una serie di luci che producono un’illuminazione dal basso verso l’alto, scrivendo un punto di forza “energetico” nel punto dove sorgeva il tempio di Minerva. Luci uniformi, morbide e neutrali a terra, mentre una altre luci lunari scolpiscono gli elementi architettonici, dal basamento alle colonne. Con l’exploit delle “Colonnacce”. Per il Foro di Traiano (112-113 d.C.) il progetto di Storaro ragiona sulla forza di questo monumento, con un’area forense, la basilica, la Colonna Traiana incorniciata dalle due biblioteche, per essere chiuso dal Tempio di Traiano che, come conferma anche il sovrintendente Parisi Presicce, viene individuato ad oggi sotto Palazzo Valentini.

TRAIANO

Le colonne della Basilica Ulpia sono illuminate dal basso, mentre l’interno della basilica riceve la luce da una serie di proiettori che sembrano sorgere da terra in un’attrazione centripeta. «Una luce inizialmente centripeta che diventa centrifuga in espansione nel mondo - commenta Storaro - Perché Traiano è stato riconosciuto come il conquistatore, colui che ha ampliato l’impero di Roma». In fondo, conclude, «l’idea che sta alla base del progetto è quella di portare la nostra cultura antica ancora in giro per il mondo conosciuto». L’idea - quell’idea tanto cara al maestro della fotografia - è la sottile linea rossa del progetto. A rimanere escluso al momento dal progetto è il Foro di Cesare, «per motivi economici», avverte Presicce. «Ma speriamo in futuro di poterlo coinvolgere nell’operazione».

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