Auguri Valentina, la sexy eroina di Crepax compie cinquanta anni

Auguri Valentina, la sexy eroina di Crepax compie cinquanta anni
di Luca Ricci
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Sabato 2 Maggio 2015, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 19:41

Sono già passati cinquanta anni da quando Valentina Rosselli (per gli amici semplicemente Valentina) fece la sua comparsa sulle pagine della rivista Linus. A crearla in quel lontano 1965 fu Guido Crepax, anticipatore insieme a Hugo Pratt di quel che oggi amiamo chiamare fumetto d’autore o anche graphic novel.

Milanese, figlio di un violoncellista della scala, gli rimasero per tutta la vita i modi spicci del pubblicitario. Una volta, già famosissimo, ebbe a dire: «A me il fumetto non piace neanche tanto, sono stato degli anni interi senza leggerne mai, fino a che ho pensato che avrei potuto farlo io».

Eppure l’intuizione che ebbe per Valentina è stata di quelle epocali, una vera e propria rivoluzione: decidere di farla invecchiare, cioè dotarla di una carta d’identità con tanto di data di nascita (Valentina è del 1942).

A suo modo una trovata che in campo artistico vale la merda d’artista di Manzoni, o le tele tagliate di Fontana: quando mai si era letto, e visto (alla lettera!), un eroe dei fumetti che sfondava l’eterno presente della finzione per approdare nel mondo della deperibilità e del decadimento?

A pochi numeri dal suo esordio, la donna che non aveva paura delle proprie rughe si affrancò del ruolo di valletta e prese il comando del proprio destino. Il filone fantascientifico- che allora andava per la maggiore nel fumetto-, si caricò di una tensione erotica senza precedenti. I glutei di Valentina (al pari del suo caschetto corvino) fecero da apripista a tutta una serie di altri personaggi femminili discinti, che volendo mostrare di più fecero però sognare di meno: Lucifera, Jacula, Sukia Vartàn.

L’asso nella manica di Crepax fu quello di non voler creare a tutti i costi una donna compiacente, e il suo tratto di pennino - mai ruffiano - si divertì a giocare coi desideri maschili, lasciandoli in fondo sempre inevasi, mai del tutto appagati: ecco il segreto della creazione di una vera femme fatale.

Valentina non piacque alle femministe perché l’epoca demonizzava l’erotismo come prodotto pensato esclusivamente ad uso e consumo degli uomini, eppure rappresentò un modello di emancipazione femminile, a partire dal fatto che lavorasse in proprio come fotografa, presupponendo che la libertà sociale della donna dovesse per forza di cose passare per un’autonomia professionale, cioè economica. Valentina ebbe molto in comune con gli anni sessanta: le storie oniriche, spesso dei veri e propri trip lisergici, rispecchiarono alla perfezione anni in cui sotto molteplici punti di vista - la grande stagione hippie, la contestazione universitaria, il terrorismo - si fece fatica a distinguere il sogno dalla realtà.

Ancora Crepax, riguardo alla sua creatura di maggior successo, dichiarò quasi con impietosa severità: «All’inizio aveva poco più di 20 anni, adesso è diventata vecchia, le ho fatto nascere un figlio, ma anche il figlio è cresciuto, e allora l’ho lasciata stare». Nel frattempo però ci sono state fiction televisive e riduzioni cinematografiche - famosa e anche contestata l’interpretazione di Valentina fatta da Demetra Hampton - che sono state una sorta di canonizzazione, se ce ne fosse stato bisogno, per l’arte fumettistica di Crepax.

Negli anni, le uniche vere avversarie di Valentina sono state Barbarella di Forest - scenari apocalittici e forme da pin up -, e Miele di Manara - esotismo e perversioni filiformi -, ma né l’una né l’altra sono riuscite a essere originali come lei. Barbarella, nonostante le pettinature in stile Brigitte Bardot (e il tentativo futuristico di flirtare perfino con un robot), aveva un’anima troppo popolare e in fin dei conti conservatrice; Miele è un autentico capolavoro, ma talvolta risente del difetto di essere disegnata in vista della situazione erotica, il che la rende caratterialmente asettica, imperscrutabile: troppo funzionale allo scopo, una dea del desiderio e della perversione oltremodo rassicurante. E così resta Valentina, con la sua personalità fatta di luci e ombre. Una donna autosufficiente che non disdegna la nudità, ma che è anche afflitta da problemi alimentari e dal rischio anoressia. Resta Valentina perché la modernità e Crepax ci hanno detto che siamo un coacervo di contraddizioni. Di più, che le contraddizioni sono sexy.

@LuRicci74

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