Milano, la ricerca Fieg e Upa racconta il rapporto tra lettori e giornali

Milano, la ricerca Fieg e Upa racconta il rapporto tra lettori e giornali
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Venerdì 26 Giugno 2015, 20:06 - Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 12:30

Intimo, emotivamente coinvolto, viscerale. Nutrito dalla consuetudine, contraddistinto da sentimenti di fiducia e complicità e cementato da un forte senso di appartenenza. È il rapporto che lega il lettore alla carta stampata.

Una relazione esclusiva, che emerge da una ricerca realizzata da Fieg e Upa, presentata a Milano. L'analisi, realizzata raccogliendo e analizzando 160 storie di lettori che hanno raccontato giorno per giorno il loro rapporto con la lettura dei giornali nell'arco di due settimane, delinea uno scenario che punta a rassicurare in modo deciso esperti e investitori, da anni preoccupati del possibile sorpasso da parte del digitale. «Evidentemente non sono solo io a sostenere questa tesi», afferma Maurizio Costa, presidente della Fieg. «Noi - spiega - non siamo dei conservatori. Siamo anzi convinti che la tecnologia sia una leva importante per lo sviluppo dell'editoria e che tra questi due mondi debba esserci un'integrazione». La facilità di diffusione delle notizie, attraverso la rete internet e gli strumenti social, si scontra molto spesso con fatti non verificati, notizie false e bufale costruite ad hoc. Di fondo, sottolinea Costa, «ci vuole una sostanza di contenuti di qualità, un giornalismo di qualità, un'informazione autorevole e credibile, che è il mestiere che fanno gli editori e che alcuni operatori della rete utilizzano impropriamente per il loro business».

Un ruolo di riconosciuta autorevolezza questo, che si trasferisce dalla testata alle marche dei prodotti pubblicizzati, e viceversa. «La stampa tiene e ha un futuro per quello che riguarda gli investitori», afferma Lorenzo Sassoli De Bianchi, presidente di Upa, associazione che rappresenta le principali 500 imprese che investono in comunicazione in Italia, pari al 90% dei circa 8 miliardi di euro investiti nel mercato della pubblicità Italia.

I motivi sono diversi: «Primo fra tutti il trasferimento vicendevole di autorevolezza: le testate migliori scelgono le marche migliori e viceversa». Attraverso la stampa, poi, «si rafforza la reputazione di marca» e «la stampa permette di approfondire più di ogni altro mezzo creando una connessione concreta tra bisogno e soluzione». La funzione della stampa «oggi è la ricerca del senso e l'aggancio al reale». Rappresenta «una porta di ingresso su un mondo che il lettore vede in perfetta sintonia con la testata stessa. E questo lo può fare solo chi ha una storia dietro alle spalle e un dna improntato a questo».

Ogni giorno, secondo dati Fieg, quasi 20 milioni di italiani leggono un quotidiano, ogni settimana 17 milioni di italiani leggono un settimanale, ogni mese oltre 16 milioni di italiani leggono un mensile. Il 90% della popolazione sopra i 14 anni, 46,3 milioni di italiani, legge ogni mese almeno un giornale. Per loro, 'quello della lettura è un momento sacro, dedicato a se stessi e difeso dalle ingerenze esterne di ogni tipò. La ricerca ha poi individuato quattro diverse tipologie di lettori: il lettore curioso, il lettore social, il lettore spensierato e il lettore impegnato. Ognuno contraddistinto da un particolare rituale, che a partire dall'atto dell'acquisto in edicola, arriva alla raccolta di frammenti 'manipolati, staccati, ritagliati, archiviati, collezionati, riletti e riutilizzatì e da una 'lentezzà della fruizione che favorisce la comprensione e l'assimilazione dei contenuti. C'è chi legge 'per uscire dalla propria quotidianità e ampliare i propri orizzontì, chi utilizza il giornale come 'antidoto alla solitudine, utilizzando il giornale come punto di incontro virtualè; c'è il lettore spensierato, che 'vive la lettura come momento intimo di gratificazionè e quello impegnato, che vede nella lettura 'un trasferimento di potere all'individuo, più sicuro nel mondo perché più capace di comprenderlò. Tutti sono accomunati dalla persuasione di essere messi al riparo, con il proprio giornale cartaceo, dallo stordimento informativo che deriva dalla navigazione senza bussole nel flusso ininterrotto delle informazioni.

Per il futuro, ribadisce Sassoli, «è evidente che carta stampata e strumenti digitali si integreranno sempre più, dando vita a una realtà vista con interesse e favore dagli investitori». Del resto, nella ricerca, il settore pubblicitario appare sostenuto dal 'pregiudizio positivo dei lettori nei confronti dei prodotti pubblicizzatì. La modalità di fruizione, "immersiva e rituale", comporta una buona disponibilità di attenzione, specie nel caso delle riviste. La presenza di inserzioni di marche prestigiose sulla testata "contribuisce a darle lustro, a definirne il posizionamento e a chiarire le coordinate del pubblico a cui si rivolge, favorendo il senso di appartenenza del lettori". E 'il senso di appartenenza alla comunità di coloro che condividono un certo orizzonte aspirazionale, implica anche il riconoscersi in un paniere di benì. Uno scenario che lascia intravvedere orizzonti di crescita: «Il mondo della pubblicità - sottolinea Costa - è sicuramente influenzato dall'andamento dell'economia e qualche segno di ripresa può aiutare». Nel mondo degli investimenti pubblicitari, «la carta stampata ha sofferto e soffre in maniera particolare, ma sono contento che gli investitori al massimo livello abbiano riconosciuto che la stampa svolge un ruolo fondamentale peculiare e specifico». In una logica di integrazione di mezzi, di multimedialità «la carta stampata può fornire un contributo significativo alla ripresa della crescita per quello che riguarda gli investimenti e per le aziende che investono».

Costa riconosce che «l'uscita dal tunnel non è immediata e prossima, ma - osserva - penso che qualche segnale stia già arrivando e ci siano delle buone possibilità perché questo trend possa consolidarsi». «Se si creeranno integrazioni tra mondo dei social e editoria in cui gli spazi nei social siano appannaggio dell'editoria credibile e remunerati a vantaggio dell'editoria - gli fa eco Sassoli - forse una buona parte degli investimenti persi in questi anni, potranno essere recuperati. Senza che la stampa si faccia irretire dalla rete neanche in termini di diffusione delle notizie». La stampa, conclude, «avrà lunga e felice vita, ma deve comprendere che l'innovazione è un paradigma irrinunciabile».

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