​Hungry Hearts, una storia di amore da brivido

​Hungry Hearts, una storia di amore da brivido
di Fabio Ferzetti
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Domenica 31 Agosto 2014, 19:33 - Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 21:16

Cosa si pu fare con due attori e un pugno di ambienti? Molto, moltissimo. Abbiamo ripetuto per anni che il cinema italiano si era fossilizzato nel “due camere e cucina”. ​Hungry Hearts di Saverio Costanzo, in concorso a Venezia , prova che era una frase fatta. Il problema non è mai in ciò che sta sullo schermo, ma nello sguardo del regista. E qui, in questa piccola storia d’amore e patologia girata a New York con due attori formidabili, Alba Rohrwacher e Adam Driver, Costanzo coglie molte delle ossessioni centrali di questi anni: il corpo, la salute, la natura, la libertà personale.

Con un’inquietudine nuova per il nostro cinema (ma ci sono predecenti importanti: pensiamo a Primo amore di Matteo Garrone). Atto primo: due giovani che non si sono mai visti si incontrano nel posto meno romantico del mondo (il cesso, è la parola, di un ristorante cinese) e si innamorano, sissignori. Atto secondo: dopo la sbronza di felicità, resa magnificamente dalla regia nervosa e insieme delicata di Costanzo, arrivano il matrimonio e un bambino.

Atto terzo. Tutta quella felicità si incrina e rischia di andare a farsi benedire. Perché lei detesta i medici, non si fida di nessuno. Ed essendo convinta che quel bambino sia una specie di messia, gli dà pochissimo da mangiare, tanto da non farlo quasi crescere... Ai tempi di Rosemary’s Baby il diavolo era fuori, all’esterno, nella società. Adesso abita in casa nostra. È la persona che amiamo. Forse siamo noi stessi. Da brivido.

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