Di Caprio e l'eterna gara per l'Oscar: troppe nomination, nessuna vincita

Di Caprio e l'eterna gara per l'Oscar: troppe nomination, nessuna vincita
di Antonio Bonanata
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Martedì 6 Ottobre 2015, 16:38 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 19:05
Per Hollywood è, semplicemente, Leonardo Di Caprio: una star, un grandissimo attore, un artista impegnato. Per tutti gli altri, “l’eterno nominato”, “il candidato che non vince mai”, che da anni cerca di aggiudicarsi un Oscar ma le cui aspettative vengono puntualmente disattese. “Crudelmente”, verrebbe da aggiungere, dato che neanche la vittoria di due Golden Globe – una sorta di mezzo Oscar, garanzia quasi infallibile per agguantare la prestigiosa statuetta – gli ha dato la spinta giusta per salire sul palco del Kodak Theatre a ritirare il premio che non nasconde di desiderare. Il primo Golden Globe lo ebbe nel 2005 per “The Aviator”, il secondo l’anno scorso per “The Wolf of Wall Street”, entrambi diretti da Martin Scorsese, il regista con cui ha instaurato un vero sodalizio artistico e professionale. Per tutti gli altri film, da “Blood diamond” (2007) a “Revolutionary road” (2009), da “Prova a prendermi” (2003) a “J. Edgar” (2012), tanti elogi dalla critica, recensioni entusiastiche, uno straordinario successo di pubblico. Ma l’Oscar? Niente.



Quarantun anni a novembre, di cui 25 spesi nel mondo del cinema, finora ha totalizzato ben cinque nomination come miglior attore (la prima nel ’93, a soli 19 anni, per “Buon compleanno Mr. Grape”); a cui si aggiungono 10 nomination ai Golden Globe e tre ai premi BAFTA. I fan aspettano ancora, in un misto di incredulità e divertimento. La perfidia del web non lo ha risparmiato: se si prova a digitare su Google “Perché Di Caprio…”, non servirà completare la frase, il motore di ricerca già sa cosa state cercando. Su YouTube si trovano video a dir poco spietati, che mostrano le sue reazioni alla vittoria dell’Oscar di altri candidati: la mimica, lo sguardo, i gesti lasciano pochi margini d’interpretazione. Nel 2014 l’ultima statuetta mancata, quando andò a Mattew McConaughey (e su Twitter, nel giro di 24 ore, l’hashtag #poorLeo, #poveroLeo, divenne subito trending topic, totalizzando 12mila citazioni).



La prossima cerimonia degli Oscar, in programma per febbraio 2016, è ancora lontana. Ma già adesso si cominciano a fare pronostici sui possibili candidati, che saranno annunciati a metà gennaio. E, ovviamente, su Di Caprio si fanno le prime ipotesi. Ma c’è qualcosa che quest’anno (come le altre volte, del resto, ma ancora di più per l'88ª edizione) alimenta le speranze dell’attore californiano: non tanto la sua grandissima prova di recitazione in “The revenant” di Alejandro González Iñárritu (fresco di Oscar per “Birdman”), quanto il fatto che, sostanzialmente, non ha rivali. Il 2015 è infatti un anno debole in quanto a contendenti, la sua candidatura si può quindi considerare assicurata.



In “Spotlight”, ad esempio, Mark Ruffalo e Michael Keaton concorrerebbero nella categoria “miglior attore non protagonista”, e quindi non sarebbero in gara con Leo. Un’altra pellicola che, secondo i critici, riceverà candidature è “Carol”, una storia d’amore lesbico ambientata negli anni Cinquanta, con Cate Blanchett e Rooney Mara, che però gareggerebbero nella categoria “miglior attrice”. Eddie Redmayne, vincitore quest’anno con “La teoria del tutto”, difficilmente potrebbe sperare in un secondo Oscar consecutivo. Ci sarebbe anche Michael Caine con “Youth”, del nostro Paolo Sorrentino, ma il fatto che si tratti di una coproduzione europea abbassa di molto le probabilità di vittoria dell’attore inglese.



I veri nemici da (ab)battere sono Michael Fassbender e Johnny Depp. Il primo interpreta Steve Jobbs in una pellicola diretta da Danny Boyle, un film che si regge tutto sulla prova d’attore del protagonista; il secondo è James Whitey Bulger in “Black Mass”, uno dei gangster più pericolosi nella storia degli Stati Uniti. Depp, è bene ricordarlo, ha passato gli ultimi anni tra flop ai box office e uscite che ne hanno danneggiato l’immagine pubblica (l’ultima, alla Mostra del cinema di Venezia). E si sa che Hollywood ama tanto i ritorni alla ribalta, le resurrezioni, le rinascite, spesso premiate con la prestigiosa statuetta.



Insomma, che un grande attore come Leonardo Di Caprio non abbia ancora vinto un Oscar deve farci riflettere sulle logiche seguite dall’Academy nella scelta dei vincitori: spesso, più marketing che talento, più politica che arte. Tanto per dire: vi dice niente il fatto che Di Caprio sia un attivista politico, che appoggi apertamente il Partito democratico statunitense e che promuova campagne per la salvaguardia dell’ambiente e contro l’inquinamento? Anche Clint Eastwood, si potrebbe controbattere, è politicamente schierato per il Partito repubblicano. Lui, infatti, di Oscar ne ha vinti cinque.