Accoglienza flop nel Colonnato. I clochard nelle cabine telefoniche

Accoglienza flop nel Colonnato. I clochard nelle cabine telefoniche
di Valeria Arnaldi
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Giovedì 13 Agosto 2015, 05:58 - Ultimo aggiornamento: 12:36
Un ombrello aperto a riparare dalle luci. Un letto costruito con stracci e cartoni. I panni stesi tra i marmi. E due immagini: il volto di Gesù e quello del Pontefice, entrambi benedicenti, a proteggere dagli sguardi ostili e, soprattutto, forse, a "legittimare" la presenza. Poi, vecchi tessuti, coperte, carta, tutto quanto possa risultare utile per ripararsi dall'umidità della notte. Sotto le luci e la "protezione" di San Pietro. O meglio della sua Basilica. È un vero e proprio dormitorio a cielo aperto, con vista sulla cupola e a volte tetto lungo il colonnato, quello che ogni sera, puntuale, si riforma in piazza San Pietro, ai piedi delle colonne, ma anche nelle strade circostanti, da via della Conciliazione a via del Mascherino.



LE POSTAZIONI

Di giaciglio in giaciglio, è un susseguirsi di postazioni che, insieme, tracciano la mappa di un degrado, se non nuovo comunque rinnovato - e aumentato - che lambisce il Vaticano senza riuscire a penetrarlo e racconta il fraintendimento di un'accoglienza promessa, annunciata, e professata come regola, che però lascia fuori molti. Proprio a un passo dalla porta. Più ancora, forse, a un passo dalla finestra che a quella promessa di apertura fa cornice, nelle parole che il Pontefice, spesso, ha dedicato e dedica a migranti e rifugiati, appellandosi alla scena internazionale perché non siano respinti. Fino a chiamare "guerra" il rifiuto di ospitarli. Eppure è proprio una sorta di guerra quella che, quando cala il buio, si combatte all'ombra della Basilica. Una guerra tra poveri per accaparrarsi i posti migliori, quelli lontani dalla strada, sui marmi, i più riparati. Quelli dove si spera che l'immagine del Papa possa tutelare da eventuali controlli e allontanamenti. Quelli meno illuminati per non farsi notare, ma non in completa oscurità, per timore di possibili aggressioni. Così, ogni sera, i più "fortunati", o semplicemente quelli che nella zona hanno acquisito una sorta di titolo per anzianità di presenza - e periodo di permanenza - costruiscono piccole stanze tra le colonne. Posti stretti ma privati, dove si può dormire da soli, senza dover condividere lo spazio. O gli oggetti. Gli ultimi arrivati, invece, si dispongono in fila, uno accanto all'altro, sotto i porticati di via della Conciliazione. Alcuni rinunciano a una copertura e scelgono zone meno affollate. Dormono davanti a porte e vetrate dei negozi di oggettistica sacra, gioielli, opere d'arte. Spesso, visto il caldo, sono seminudi: un paio di pantaloncini e un lenzuolo, la testa poggiata su sacchi con i pochi oggetti e ricordi di una vita, non vendibili per affetto o valore.



LA DENUNCIA

A fare luce sul loro sonno sono scritte che invitano agli acquisti, anche gold corner, in un paradosso che avrebbe il sapore di un'installazione d'arte contemporanea, di denuncia ovviamente, se non fosse realtà. La denuncia però è lì, sotto gli occhi di tutti e di nessuno, tra uomini e donne, alcuni più giovani, altri anziani, rannicchiati in terra, sui gradini, dentro le cabine telefoniche, sulle panchine di via della Conciliazione, o perfino sotto l'insegna dell'Opera Romana Pellegrinaggi, davanti a una pesante cancellata. Chiusa. E continua nella semioscurità delle strade vicine. Anche qui, di negozio in negozio, davanti alle saracinesche abbassate che, di giorno mostrano crocifissi e rosari d'oro e d'argento e di notte diventano casa per intere famiglie.



LE FOTO

Coperte, tappeti logori, vecchie valigie rotte, ancora buone però come cuscino, orsetti ormai privi di colore. C'è di tutto accanto ai giacigli dei senzatetto nella zona. Manca solo la sorpresa. I turisti continuano a scattare foto al Cupolone sotto le stelle. Le coppiette passeggiano mano nella mano, gettando soltanto sguardi distratti a chi dorme. L'Ama fa regolarmente le sue pulizie. E gli stessi senzatetto, anche senza paura, alzano le pareti di cartone delle loro "casette", sapendo che nessuno andrà a cacciarli via. Associazioni di volontari, periodicamente, portano loro del cibo. Le finestre di Palazzi, basilica e chiese rimangono chiuse. Come le porte. Sempre lo stesso copione. Notte dopo notte.