Il Papa apre il Sinodo a San Pietro: «Dio vuole l'unione fra uomo e donna»

Il Papa apre il Sinodo a San Pietro: «Dio vuole l'unione fra uomo e donna»
di Franca Giansoldati
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Domenica 4 Ottobre 2015, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 12:58

Città del Vaticano - Francesco apre il Sinodo sulla Famiglia. Cerimonia solenne a San Pietro. Il Papa appare un po' stanco ma deciso a dare una linea al Sinodo: fermezza sulla dottrina ma porte aperte verso i figli più deboli. Le letture bibliche che risuonano in basilica sembrano scelte appositamente per l'evento sinodale. La solitudine degli uomini d'oggi, l'amore tra uomo e donna e la famiglia. La riflessione proposta all'indomani del coming out del monsignore gay, si incentra soprattutto sull'amore duraturo tra un uomo e una donna, e così Francesco sgombra il campo su quello che è il disegno ultimo della Chiesa, proprio così come viene contemplato nella Genesi.

“Dio non ha creato l’essere umano per vivere in tristezza o per stare solo, ma per la felicità, per condividere il suo cammino con un’altra persona che gli sia complementare; per vivere la stupenda esperienza dell’amore: cioè amare ed essere amato; e per vedere il suo amore fecondo nei figli, come dice il salmo di oggi.

Ecco il sogno di Dio per la sua creatura diletta: vederla realizzata nell’unione di amore tra uomo e donna; felice nel cammino comune, feconda nella donazione reciproca”.

Cita il passo del Vangelo: «Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Mc 10,9). Si tratta, spiega il pontefice, “di una esortazione ai credenti a superare ogni forma di individualismo e di legalismo, che nascondono un gretto egoismo e una paura di aderire all’autentico significato della coppia e della sessualità umana nel progetto di Dio. Infatti, solo alla luce della follia della gratuità dell’amore pasquale di Gesù apparirà comprensibile la follia della gratuità di un amore coniugale unico e usque ad mortem”. Insomma è chiaro che “per Dio il matrimonio non è utopia adolescenziale, ma un sogno senza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine!”

La Chiesa, aggiunge il Papa, deve però vivere la sua missione nella carità senza puntare il dito “per giudicare gli altri, ma – fedele alla sua natura di madre – deve cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia; essere “ospedale da campo”, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno; uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente della salvezza”. In questo passaggio dell'omelia si cela un intero mondo, il mondo degli esclusi, degli omosessuali cattolici che bussano alla porta, dei trans, delle lesbiche, di coloro che hanno fatto scelte sbagliate, che hanno abortito, che hanno commesso atti riprovevoli.

“La solitudine, è il dramma che ancora oggi affligge tanti uomini e donne. Penso agli anziani abbandonati perfino dai loro cari e dai propri figli; ai vedovi e alle vedove; ai tanti uomini e donne lasciati dalla propria moglie e dal proprio marito; a tante persone che di fatto si sentono sole, non capite e non ascoltate; ai migranti e ai profughi che scappano da guerre e persecuzioni; e ai tanti giovani vittime della cultura del consumismo, dell’usa e getta e della cultura dello scarto”.

Non manca la denuncia di una famiglia sempre più “ridicolizzata”: “Paradossalmente anche l’uomo di oggi – che spesso ridicolizza questo disegno – rimane attirato e affascinato da ogni amore autentico, da ogni amore solido, da ogni amore fecondo, da ogni amore fedele e perpetuo. Lo vediamo andare dietro agli amori temporanei ma sogna l’amore autentico; corre dietro ai piaceri carnali ma desidera la donazione totale”.

E così è chiaro di come la Chiesa debba “vivere la sua missione nella verità che non si muta secondo le mode passeggere o le opinioni dominanti. La verità che protegge l’uomo e l’umanità dalle tentazioni dell’autoreferenzialità e dal trasformare l’amore fecondo in egoismo sterile, l’unione fedele in legami temporanei”. Bergoglio cita poi il suo predecessore: “Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità».

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