Riforme, la mediazione fallisce. Renzi: temono di perdere la poltrona

Riforme, la mediazione fallisce. Renzi: temono di perdere la poltrona
5 Minuti di Lettura
Martedì 29 Luglio 2014, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 12:48

Nessun accordo, fallisce l'ultima mediazione, il timing delle riforme non cambia. Naufragano i tentativi di mediazione messi in atto dal premier Matteo Renzi per sfoltire la giungla di emendamenti alla riforma del Senato. Secco il no di Sel. La maggioranza per ora regge: in serata il Senato ha respinto a scrutinio segreto un emendamento di Sel che riguardava le minoranze linguistiche. Ma è decisamente a rischio l'approvazione delle riforme costituzionali in Senato entro l'8 agosto, e questo nonostante il contingentamento dei tempi deciso dalla maggioranza. Le opposizioni di Sel, M5s e Gal hanno infatti messo in atto un implacabile ostruzionismo per vanificare la «tagliola» e prolungare la discussione.

«Stiamo facendo le riforme perché la politica e i politici devono cambiare. E le sceneggiate di oggi dimostrano che alcuni senatori perdono tempo per paura di perdere la poltrona», scrive sul suo profilo Facebook il premier Matteo Renzi.

«7 senatori #Sel che non si piegano a ricatti sono problema Italia? E i nuovi Padri della Patria sono Berlusconi e Verdini? #lottistaisereno», scrive su Twitter il leader di Sel, Nichi Vendola, rispondendo alle affermazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. «Non cambia l'Italia se non cambia linguaggio classe dirigente.

So che per qualcuno è un concetto troppo sofisticato ma è la verità #lottistaisereno», aggiunge Vendola.

Sulle riforme si «va avanti, anche dopo l'8» agosto, aveva sottolineato Lotti, aggiungendo: «Mi pare che Sel abbia una posizione di principio che non condividiamo ma che rispettiamo. È evidente che a mio giudizio questo preclude ogni alleanza futura, soprattutto sul territorio. Non so voi, ma io un accordo politico con chi distrugge la Carta non lo farei».

La proposta di Grasso Il governo ha respinto la proposta di mediazione del presidente Pietro Grasso di iniziare a votare il ddl costituzionale dall'articolo 3: «La logica è sequenziale, prima gli articoli 1 e 2», ha detto il sottosegretario Luciano Pizzetti.

La ripresa delle votazioni parte in salita All'esame del Senato c'è subito un emendamento di Sel sul Senato elettivo e la riduzione dei deputati, che afferma che «le due Camere sono elette a suffragio universale e diretto» e che i deputati sono «trecentosessanta», mentre i senatori sono «centottanta». La proposta di modifica, su cui era previsto il voto segreto, ha fatto subito infiammare il dibattito in Aula, con uno scontro tra maggioranza e opposizione.

Di fronte al rischio di votare subito con voto segreto il Senato elettivo e la riduzione del numero dei deputati, la senatrice del Pd Rita Ghedini chiede il voto per parti separate. Ma il relatore Roberto Calderoli fa notare che non si reggerebbero da soli i commi seguenti. E allora Ghedini propone l'inversione dell'ordine del giorno anticipando il voto su un emendamento successivo dei relatori. M5s e Sel protestano: «È un trucco, un artificio per non fare il voto segreto».

L'apertura di Chiti Si risolve quindi in un nulla di fatto l'apertura di Vannino Chiti verso il governo: «Presento una proposta condivisa con i colleghi che sostengono la maggioranza»: ridurre gli emendamenti e «concentrare il confronto sulla riforma attorno a grandi temi. Votare entro agosto alcune decine di emendamenti fondamentali. Poi la prima settimana di settembre le dichiarazioni e il voto finale», aveva detto in mattinata il primo tra i dissidenti del Pd.

L'intervento della Boschi «Il governo come sempre è disponibile a trovare ulteriori punti di incontro» per cambiare il ddl costituzionale ma «non può sottostare a un ricatto ostruzionista, per questo avevo visto come favorevole la proposta di Chiti» di mediazione, ha detto stamane il ministro Maria Elena Boschi nell'Aula del Senato.

Il sì di Zanda con riserva «Accolgo con rispetto l'indicazione di Chiti perché le votazioni» degli articoli del ddl sulle riforme «terminino l'8 agosto. Poi se il voto finale dovesse andare ai primissimi giorni di settembre non lo considererei un trauma. Ma perché sia possibile serve «l'accordo di tutti» i gruppi del Senato, è la repplica del capogruppo Pd Luigi Zanda. Poi aggiunge: «Mi sembra dal dibattito che le condizioni di Chiti per una soluzione che a me sembrava molto proficua, non ci siano». «Chi ha presentato 6000 emendamenti non ha detto di volerli ridurre», dice con riferimento a Sel, e allora «si continui a lavorare secondo il calendario stabilito».

Il via libera di FI «Lo dico anche ai senatori del mio gruppo» di ritirare gli emendamenti ostruzionistici. «Ma non tutte le modifiche che ha chiesto Chiti potranno essere accolte dal governo, perchè c'è l'accordo del Nazareno, che è il punto di riferimento che non dobbiamo o possiamo scalfire». Così Donato Bruno (FI) nel dire sì alla mediazione sui tempi.

I dubbi del M5s «Siamo pronti a discutere ma ci spaventa il percorso che Zanda dall'alto della sua maggioranza impone alle riforme». Lo ha detto Vito Petrocelli, capogruppo M5S a palazzo Madama, che in aula ha annunciato che dei duecento emendamenti al ddl riforme «non ne ritiriamo nemmeno uno. Siamo disponibili a continuare con il calendario vigente e lavoreremo con serietà sui nostri emendamenti da oggi all'8 agosto».

La Lega dice no «Vogliamo risposte concrete, poi decideremo il percorso. In caso contrario, arrivederci...». Lo ha detto il presidente dei senatori della Lega Gianmarco Centinaio, condizionando l'adesione alla proposta Chiti sulla tempistica del ddl riforme a precise garanzie da pare del governo sui punti qualificanti dei diversi emendamenti del Carroccio, che, peraltro, si mostra preoccupato dal riferimento di Donato Bruno al carattere indiscutibile del Patto del Nazareno.

Ncd disponibile «La senatrice De Petris ha ragione quando dice che il libero dibattito in Parlamento non può essere vincolato da patti esterni» come il Patto del Nazareno «ma io come tutti i membri della maggioranza ho ricevuto ieri una lettera» dal premier Matteo Renzi «in cui si legge l'inequivocabile disponibilità a superare lo schematismo esterno. Questa opportunità deve coglierla anche l'opposizione». Lo dice il senatore e coordinatore Ncd Gaetano Quagliariello nell'Aula del Senato.

Sel apre e poi chiude «Amplissima disponibilità se si vuole davvero entrare nel merito e discutere delle modifiche, ma non è per noi interessante la concessione di una settimana in più», come propone Chiti, bensì capire dal governo «se si vogliono davvero mediazioni alte». Così Loredana De Petris (Sel), che sottolinea: «Il convitato di pietra è il patto del Nazareno». Quello di Sel «non è un ricatto: il ricatto è di chi ci dice "smettete di fare opposizione e forse vi concediamo qualcosa"», ha detto Nicola Fratoianni. «Siamo pronti a qualsiasi passo in avanti» sulle riforme, purché «il dibattito riparta da modalità e linguaggio totalmente diversi». Ma la richiesta di ritirare gli emendamenti «non è ricevibile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA