Alfano: «Bisogna risanare Roma, ora Marino collabori»

Alfano: «Bisogna risanare Roma, ora Marino collabori»
di Sara Menafra
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Sabato 29 Agosto 2015, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 12:21

«Il prefetto Gabrielli dovrà supportare il sindaco nel riorganizzare Roma. Marino non ha interesse a contrapporsi». All’indomani del Consiglio dei ministri che, almeno per il Viminale, ha chiuso il caso Roma, Angelino Alfano si dice soddisfatto.

Ministro, l’intervento di due giorni fa è stato considerato un semi commissariamento. Non c’è il rischio che Gabrielli sia privo di poteri effettivi?

«Il senso della legge non è solo quello di commissariare oppure no le amministrazioni, ma anche quello di supportare l’azione amministrativa quando questa presenti gravi carenze. Ora non c’è dubbio che a Roma delle gravi carenze ci siano state, come dimostrano gli atti di inchiesta oltre a quelli della commissione d’accesso. Ma avendo valutato di non sciogliere, perché gli inadempimenti rilevati non erano sufficienti a giustificarlo, ho deciso, portando la mia scelta all’attenzione del Consiglio dei ministri, di chiedere al prefetto di coordinare e pianificare insieme al sindaco alcuni interventi che abbiano come obiettivo il contribuire in modo determinante al risanamento del Comune, non solo nei dipartimenti interessati dall’inchiesta. E’ una cosa che sta dentro un quadro normativo preciso ed è del tutto fuori luogo dire che questi poteri non sono previsti dalla legge».

Ministro, l’intervento di due giorni fa è stato considerato un semi commissariamento. Non c’è il rischio che Gabrielli sia privo di poteri effettivi?

«Il senso della legge non è solo quello di commissariare oppure no le amministrazioni, ma anche quello di supportare l’azione amministrativa quando questa presenti gravi carenze. Ora non c’è dubbio che a Roma delle gravi carenze ci siano state, come dimostrano gli atti di inchiesta oltre a quelli della commissione d’accesso.

Ma avendo valutato di non sciogliere, perché gli inadempimenti rilevati non erano sufficienti a giustificarlo, ho deciso, portando la mia scelta all’attenzione del Consiglio dei ministri, di chiedere al prefetto di coordinare e pianificare insieme al sindaco alcuni interventi che abbiano come obiettivo il contribuire in modo determinante al risanamento del Comune, non solo nei dipartimenti interessati dall’inchiesta. E’ una cosa che sta dentro un quadro normativo preciso ed è del tutto fuori luogo dire che questi poteri non sono previsti dalla legge».

Che succede se Marino rifiuta una di queste indicazioni?

«Qui non stiamo parlando di un potere di indirizzo politico da parte del prefetto ma di una azione che si deve tradurre in input amministrativi che siano coordinati col sindaco e che possano significare un espianto definitivo di tutte quelle situazioni che hanno portato al triste epilogo di Mafia Capitale. Il prefetto pianifica col sindaco una serie di azioni che hanno il compito di bonificare in modo radicale e definitivo l’amministrazione. Il sindaco ha tutto l’interesse ad avere un supporto che non ha nulla di politico, come è nel caso delle indicazioni che arrivano dalla amministrazione dell’Interno per il tramite del prefetto di Roma. Non ha interesse a contrapporsi e peraltro glielo sconsiglierei».

Tecnicamente, come interverrà Gabrielli?

«Sarà lui a organizzare il nostro supporto e la nostra presenza al fianco del sindaco. Il Viminale non farà mancare risorse alla prefettura in ogni ambito necessario».

Questo ruolo di dominus per il prefetto non è un po’ inedito?

«Il prefetto e il sindaco sono le due metà della mela. Da un lato il prefetto ha la funzione di coordinamento con il sindaco e per altro verso, come è accaduto anche a Milano, svolge una funzione di coordinamento. La figura dei prefetti nasce anche per lo svolgimento di questi compiti straordinari, un ruolo rafforzato con la riforma della pubblica amministrazione».

Il sindaco è ancora in ferie. Come leader politico che ne pensa?

«Un uomo pubblico ha una serie di onori e una serie di oneri e responsabilità. Ognuno sceglie come viverli assumendosene le responsabilità davanti alla pubblica opinione, l’importante è che ora agisca rapidamente».

Le sarà capitato di essere in vacanza in una situazione di emergenza ed essersi posto il problema di rientrare oppure no in sede...

«Le dovrei rispondere con una lista di vacanze cancellate con relative penali pagate, ma l’intervista non basterebbe...»

Se la situazione è così grave, non era meglio commissariare e andare alle elezioni?

«Non sono scelte che si compiono a cuor leggero anche perché c’è un diritto costituzionalmente garantito da parte di chi è stato eletto dal popolo e da parte del popolo che ha votato. La nostra scelta, a cominciare dalla mia, non ha nulla di politico perché come è arcinoto il mio partito è all’opposizione di Marino. La mia valutazione è stata basata sugli atti e sulla giurisprudenza. Corte costituzionale, Consiglio di Stato e Tar hanno disegnato un quadro di riferimento per chi deve prendere delicate decisioni come quella che è toccata a noi».

Il rischio di elezioni in primavera è scongiurato?

«Sono valutazioni che attengono a Marino e alla maggioranza che lo sorregge che non è la stessa che sorregge il governo. Il governo ha un’area moderata di centrodestra al proprio interno, rappresentata dal nostro movimento politico, e dunque non ho la stessa idea del Pd riguardo ciò che politicamente sia opportuno fare a Roma ma la so astrarre da quella che mi compete come ministro».

Secondo lei l’inchiesta Mafia capitale è conclusa? Che farete se dovessero esserci sviluppi?

«Non deve chiedere a me ma alla procura a che punto è l’inchiesta. Certamente le valutazioni della commissione d’accesso e del prefetto sono state compiute allo stato degli atti. Nella decisione ha inciso il fatto che la struttura della capitale è complessa e la commissione d’accesso si è concentrata su 3 dipartimenti su 15. Dovessero emergere nuove realtà, non potremmo star fermi».

Qualcuno ha detto che l’intervento del governo è stato tardivo. Perché avete aspettato fino a fine agosto?

«Io avevo la relazione pronta già ai primi di agosto. Come governo si è voluto assumere le decisioni anche in altri due ambiti, relativi al Giubileo. Non abbiamo voluto decidere a scaglioni e abbiamo fatto bene».

Non c’è il rischio che il Giubileo cada in un momento poco propizio per la città?

«E’ un’occasione straordinaria per chi ha fede ed è anche una splendida occasione per restituire a Roma un palcoscenico positivo e renderla vetrina di valori importanti di armonia, di fede, di pace e di spiritualità. Per quel che riguarda me e la mia amministrazione dobbiamo rendere il Giubileo sicuro senza militarizzare la città».

Per l’opposizione sembra già esserci una candidatura in campo, quella di Alfio Marchini. Come leader politico, come la giudica?

«Guardiamo con grande attenzione in tutta Italia a soggetti civici protagonisti nelle loro città e che non abbiano una precisa marcatura di partito. La scelta è ancora prematura, ma mi pare che il dialogo a livello cittadino tra i nostri e Marchini sia avanzato. In ogni caso, sono dell’idea che le candidature civiche debbano mantenere questo profilo senza endorsement di partito».

Come politico e come siciliano non le sembra che le ultime vicende, compreso l’affaire Casamonica, abbiano mostrato una città impreparata a gestire la presenza della mafia?

«Premetto che ci siamo immediatamente attivati affinché episodi del genere non si ripetano. Io credo che Roma sia ancora una città sana e non malata. La risposta delle forze dell’ordine dimostra che il sistema è in grado di punire e di reprimere».

L’attualità riporta all’emergenza immigrazione...

«Sul punto, ci sono due aspetti politici e uno un po’ personale. Prima di tutto sottolineo che ancora una volta per l’Italia immigrazione uguale Libia e viceversa. Poi vorrei far notare ai paesi che accusavano l’Italia come si sia dimostrato che l’emergenza attuale, causata da guerre ed estrema povertà, debba essere affrontata in ambito europeo. Sul piano personale voglio solo dire che per un anno sono stato aggredito perché dicevo queste cose, anche in ambito internazionale. Ora si scopre che avevo ragione...»

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