«Tu eri lì dimmi di quella sera». A parlare è Marita Comi, moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, l'uomo formalmente accusato dell'omicidio volontario di Yara Gambirasio. Le parole, riportate dal Corriere della Sera, sono state dette dalla donna al marito durante un colloquio in carcere. «Tu eri lì. Non puoi girare lì tre quarti d’ora, a meno che non aspettavi qualcuno», ha gridato Marita a Bossetti quando saltò fuori che l'uomo era stato con il furgone vicino alla palestra poco prima della scomparsa di Yara.
Gli spostamenti del muratore L'accusa, poi, svela un altro dettaglio: Bossetti passò di nuovo davanti alla palestra un’ora dopo la scomparsa di Yara, alle 19.51 del 26 novembre 2010, smentendo la ricostruzione dei fatti di Bossetti, che sostiene di di essere passato su quella strada poco dopo le 18, appena finito il lavoro, giusto per tornare a casa.
La moglie «Sono convinta dell'innocenza di mio marito.
Quel giorno al cimitero Bossetti e la moglie attraversarono insieme il cimitero di Brembate di Sotto, e in quella occasione provarono a cercare la tomba di Yara Gambirasio, senza però trovarla. È quanto emerge dall'informativa dell'inchiesta, in particolare dall'intercettazione di un colloquio in carcere avvenuto il 16 ottobre 2014 fra lo stesso Bossetti, la moglie Marita e la cognata Nadia Arrigoni. La moglie dice a Bossetti di non aver mai più visto i coniugi Gambirasio, ma di essere entrati nel cimitero. «Marita: si ma non li ho mai visti... capito? So che siamo entrati una volta al cimitero, quelli si glie l'ho detto, che siamo passati dentro così. Massimo: non li abbiamo visti. Marita: no, al cimitero, passati dentro quasi dritti per uscire dall'altra strada, ti ricordi? Carnevale. Massimo: Carnevale, glielo ho detto anche io a Salvagni (l'avvocato di Bossetti, ndr). Marita: anch'io glielo detto. Massimo: che abbiamo cercato, la tomba di Yara e non l'abbiamo trovata, ti ricordi? Marita: no, l'abbiamo cercata siamo passati lì abbiamo guardato così, non c'è, poi siamo usciti subito, non è che siamo andati in giro a cercarla eh...».
Indagini chiuse Intanto l'inchiesta sull'omicidio di Yara Gambirasio è stata chiusa: i reati contestati a Massimo Bossetti sono l'omicidio volontario e la calunnia. A quattro anni dal giorno dell'omicidio della tredicenne di Brembate Sopra, come scrivono i quotidiani, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato nel pomeriggio di giovedì 26 febbraio a Claudio Salvagni, in qualità di avvocato difensore dell'unico indagato per il delitto, in cella da oltre otto mesi, incastrato dall'indizio del Dna.
Per il reato di omicidio, due le aggravanti contestate. La prima: l'aver «adoperato sevizie e aver agito con crudeltà». È un'aggravante che prevede l'ergastolo. La seconda: Bossetti avrebbe «approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un'adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa». A Bossetti è stato contestato anche un nuovo reato: la calunnia nei confronti di Massimo Maggioni, uno dei suoi colleghi del cantiere di Palazzago, quello in cui lavorava all'epoca del delitto.
In uno degli interrogatori il muratore di Mapello, nel tentativo di allontanare da sè i sospetti, sarebbe arrivato ad accusare il collega dell'omicidio, dicendo agli inquirenti di indagare sul suo conto.