Antiterrorismo, stop di Renzi al controllo dei pc da parte dello Stato

Antiterrorismo, stop di Renzi al controllo dei pc da parte dello Stato
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Giovedì 26 Marzo 2015, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 18:25

Il premier Matteo Renzi ha chiesto ed ottenuto lo stralcio dal ddl antiterrorismo della norma che avrebbe consentito di "frugare" nel computer dei cittadini. Un tema delicato e importante, spiegano fonti di Governo, che verrà affrontato in maniera più complessiva nel provvedimento sulle intercettazioni già in esame in Commissione.

L'esame del pacchetto di norme Antiterrorismo è arrivato in aula alla Camera questa mattina.

Ma il testo sarà ulteriormente rivisto con alcuni emendamenti presentati dalla maggioranza, dopo i rilievi arrivati due giorni fa dal Garante sulla privacy Antonello Soro.

«L'emendamento che prevedeva l'acquisizione di dati da remoto è stata stralciata dal decreto anti-terrorismo», si ritiene infatti, «che tale norma debba essere trattata nell'ambito del provvedimento sulle intercettazioni telefoniche», dichiara il viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico. «Rimane confermata la volontà del governo su un rafforzamento delle misure di prevenzione e contrasto al terrorismo, oggi più che mai urgenti e necessarie - spiega - ma abbiamo la necessità di contemperare le esigenze di sicurezza nella lotta al terrorismo con quelle di tutela della privacy, per questo motivo è utile approfondire il confronto e la riflessione sulla intercettazioni telematiche da remoto».

I RILIEVI DEL GARANTE

Proprio contro la possibilità di avviare ampie intercettazioni su internet si era espresso due giorni fa il garante della privacy Antonello Soro spiegando che, in questo caso, «l'equilibrio tra protezione dei dati ed esigenze investigative sembra sbilanciato verso queste ultime, che probabilmente non vengono neppure realmente garantite da strumenti investigativi privi della necessaria selettività». Sulla conservazione dei dati fino a due anni, Soro aveva spiegato che la misura sarebbe andata «nel senso esattamente opposto a quello indicato dalla Corte di giustizia europea l'8 aprile scorso. La sentenza ha annullato la direttiva sulla ”data retention” in ragione della natura indiscriminata della misura. In quella sede, la Corte ha ribadito la centralità del principio di stretta proporzionalità tra privacy e sicurezza».