In procura sono state già sentite decine e decine di persone, come se quel sangue e quel delitto risalisse a ieri e non alla notte di Ognissanti del 1975. Il fornaio sottocasa, l’amico d’infanzia, il carabiniere infiltrato, il carrozziere, i parenti, la fidanzatina dell’epoca, che ora è una signora e ha più di cinquant’anni. É stato convocato persino uno dei ragazzi di vita che lo scrittore, nato a Bologna ma friulano, descrisse nei suoi libri ambientati nelle borgate, quando delle periferie romane - tante Tor Sapienza in divenire - scriveva solo PPP o quasi.
Il magistrato li ha chiamati tutti, tranne lui, che ha lasciato per ultimo. Pino Pelosi, l’unico condannato per un omicidio che si trascina dietro una schiera di presunti colpevoli: massoneria, picchiatori fascisti, mafiosi, poteri forti.
Pelosi, il caso non è ancora chiuso.
Quali?
Perché sono cosi importanti?
La presenza. accertata dai Ris dei carabinieri, di un Dna diverso è la conferma che all’Idroscalo non eravate soli. Non è molto ma è già qualcosa, un’altra verità.
«La verità bisogna ancora trovarla. E la sanno i 3mila che hanno comprato il mio libro» (Io so come hanno ucciso Pasolini, edizioni Vertigo, ndr).
Si è parlato di una seconda macchina, simile a quella di Pasolini. E di un carrozziere che il giorno dopo avrebbe dovuto ripararla e non lo fece.
Per anni lei ha taciuto. come facciamo a crederle?
«Sei mai stato in un carcere? Minacciavano di morte me e i miei genitori».
Finché qualcuno molto vicino a Licio Gelli, consigliò a sua madre di affidarsi a Rocco Mangia, stesso avvocato dei “mostri” del Circeo.
Ha di nuovo paura?