L’anno noir di James Ellroy: il '53 di Los Angeles e i suoi 81 delitti efferati in un libro fotografico

L’anno noir di James Ellroy: il '53 di Los Angeles e i suoi 81 delitti efferati in un libro fotografico
di Flavio Pompetti
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Lunedì 18 Maggio 2015, 23:49 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 21:52
Il 1953 è un'annata ricca negli archivi del Los Angeles Police Museum. Le lotte tra le gang cittadine, gli omicidi di strada e la violenza ripetuta nei confronti delle donne hanno riempito in quell'anno faldoni voluminosi negli scaffali del museo, con tanto di corredo fotografico.



Le foto sono in bianconero, con la scena del delitto congelata dal lampo al magnesio dei flash. Sono state scattate a sangue ancora caldo: gli americani erano avidi della cronaca nera dei giornali, e i fotografi dei principali giornali cittadini avevano una postazione fissa all'interno dei distretti di polizia. Appena suonava l'allarme, erano i primi a raggiungere il luogo del delitto.



Il re del noir americano, lo scrittore James Ellroy, ha avuto un accesso illimitato a questo materiale probatorio, custodito in quella che fu la sede del famigerato Undicesimo distretto, e che si trovava sessanta anni fa al centro dell'attività criminale dei quartieri di Chinatown e di Lincoln Heights. La prosa scarna e tagliente di Ellroy, come le note del Bebop al quale il suo stile è spesso associato, è un perfetto accompagnamento alle immagini bitonali degli 80 scatti che illustrano il suo ultimo libro, "LAPD '53" in uscita oggi negli Usa.



LA BIOGRAFIA

Ellroy è intimamente legato al materiale che compone questo libro. Uno dei fascicoli di quell'archivio riguarda il caso mai risolto dell'omicidio nel 1958 di sua madre Geneva, una donna avvenente e orgogliosa della sua indipendenza, uccisa con particolare violenza nella casa isolata di El Monte, dove si era da poco trasferita con il figlio.



L'esperienza che lo scrittore visse all'età di dieci anni, senza esserne testimone, ha segnato la sua vita al punto di diventare l'oggetto della sua ricerca letteraria. Ellroy è autore della "Tetralogia di Los Angeles" con i titoli “La Dalia Nera”, “Il Grande Nulla”, “L.A. Confidential“, “White Jazz” e di altri venti romanzi. Due dei suoi libri portati sul grande schermo (“La Dalia Nera”, da Brian De Palma, e “L.A. Confidential”, da Curtis Hanson), fanno ora parte di quell'olimpo del cinema di settore che lo ha entusiasmato da giovane.



«L'America è una marmaglia di emigranti, e una repubblica nata da un atto di ribellione sanguinoso. - ha detto Ellroy al Paris Review - La nostra specialità è pescare nel torbido: la tensione razziale, l'ossessione sessuale e la corruzione sono il nostro pane quotidiano». Questi elementi hanno fatto parte della sua vita giovanile di piccolo criminale, alcoolista e assuefatto alle droghe, fino a che è emersa la sua vocazione alla scrittura, con la quale è riuscito ad esorcizzare i fantasmi del passato.



I PERSONAGGI

Della madre scostante, più interessata al whisky che a prendersi cura del figlio, non ha mai voluto indagare a fondo la morte. Ma ne “La Dalia Nera” le ha reso indiretto omaggio scavando in profondità nel caso più scabroso, più studiato dai media nella Los Angeles degli anni '40: l'assassinio di Elizabeth Short, una 23enne uccisa con percosse e tagli di coltello e il cui corpo fu ritrovato segato in due all'altezza della vita, lavato e ricomposto su un prato.



Le foto raccolte nel libro sono altrettanto sconvolgenti. Abituati come siamo oggi a seguire i crimini in diretta su YouTube ma a censurare i dettagli più cruenti, non possiamo nascondere il ribrezzo di fronte alle pozze di sangue che sgorgano dai corpi crivellati e malamente coperti da un lenzuolo bianco. In una immagine scattata all'interno di un bar alle 3 di mattina il cadavere della vittima giace sul pavimento a fianco degli avventori che consumano allegramente il bicchiere della staffa prima della chiusura. In un'altra le mani villose e grassocce di un assassino sono imbrattate dal sangue della vittima La scrittura minimalista (lui preferisce definirla: telegrafica) di Ellroy scava ancora più in profondità nell'orrore.



Quando l'editor di “L.A. Confidential” gli ordinò di tagliare 100 pagine dalla prima stesura, lo scrittore rifiutò di operare sul contenuto, e si limitò a cancellare sistematicamente le parole superflue in ogni frase. È così che è nato il linguaggio sincopato di quello che viene definito "il randagio dannato della letteratura americana".
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