«Non mi sembrava giusto - spiega Sturani - andare avanti per me, per la mia famiglia e per il partito che dovrà affrontare una campagna elettorale difficile. Il codice etico del Pd mi avrebbe consentito di restare in lizza, ma io ho preferito ascoltare la mia coscienza e sentirmi libero di continuare a dare una mano dall’esterno a Luca Ceriscioli senza condizionamenti, evitando che qualcuno,anche all’interno del Pd, potesse strumentalizzare la sentenza».
L’odissea giudiziaria di Sturani sembrava finita con la sentenza della Corte d’Appello di Ancona che, il 9 novembre 2013, aveva spazzato via ogni sospetto illeciti legati alla compravendita del piazzale alla Zipa a prezzi più alti per fare un favore a un imprenditore amico.