Macerata, Mike Melillo: «Il pubblico cerca buona musica, è stanco della crisi culturale»

Mike Melillo
di Maria Silvia Marozzi
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Sabato 15 Novembre 2014, 13:41 - Ultimo aggiornamento: 16:56
MACERATA - Per trovare Mike Melillo bisogna seguire la melodia che dalla biglietteria conduce al palcoscenico del teatro Lauro Rossi: sei gambe, tra pianista e pianoforte e il resto coperto da un pannello nero. Alla fine compare lui: un americano trapiantato a Macerata in cui scorre sangue italiano, «anche se dopo trent'anni non riesco ancora ad ottenere la doppia cittadinanza».



Il suo jazz lo ha reso noto nel mondo, poi negli anni Ottanta «Macerata mi ha scelto, donandomi anche le chiavi della città durante l'amministrazione Cingolani. Solo che, dopo un'assenza dall'Italia, quando tornai queste chiavi non risultavano più da nessuna parte e io non ho insistito per riottenerle: cerco di stare dalla parte del positivo, il negativo lo lascio stare. Ho una mentalità tra la beat generation e il buddhismo».



Maestro Melillo, com'è cambiata Macerata in questi trent'anni?

«Negli anni '80 era meglio: alla musica veniva data una rilevanza maggiore, si organizzavano bei concerti. Ora la cultura è molto cambiata, d'estate in piazza della Libertà si predilige il disc jockey: rumore puro, che non credo costi meno degli ingaggi jazz, anzi...».



Si investe in modo sbagliato nella buona musica insomma...

«Occorre far crescere una cultura partendo dal basso. Non si fa cultura se si chiama un jazzista famoso che viene, fa un concerto di un'ora e poi sparisce. Quel che ne resta dopo è solo il prestigio personale di chi ha investito, magari per il voto. Ora solo perché non ci sono più molti fondi vengono ingaggiati musicisti del territorio: il mercato è così, non la cultura».



A Macerata ci sarebbe una logica di mercato dove conta più la politica che la cultura...

«Mi chiedo che tipo di cultura si prevede per figure come quella del sindaco o dell'assessore alla cultura. Ma del resto noi del jazz siamo sempre gli ultimi. Vanno bene festival come Appassionata ma si può fare di più».



Da anni il maestro Melillo ha una proposta a costo zero per il Comune...

«Proposi di fare da consulente per contattare i grossi nomi della musica, un'operazione che verrebbe a costare molto se ci si affidasse agli agenti. Invece io l'avrei fatto solo per portare il mio contributo alla città, del resto ho lavorato cinquant'anni nel mondo della musica. La risposta fu che il Comune possedeva già un direttore artistico. Non hanno capito niente».



Il 6 marzo lei si esibirà al Lauro Rossi con artisti del calibro di Massimo Manzi e Gabriele Pesaresi. Com’è il pubblico maceratese?

«La città è un buon porto da cui far partire ed accogliere talenti e in tutti questi anni ho visto come prima si faceva circolare del jazz di alta qualità e quanto il pubblico rispondesse in maniera eccellente. Adesso il pubblico c'è ancora, quando qui faccio uno spettacolo è sempre tutto pieno. La gente ha bisogno di musica ed è stanca di restare della morsa di una crisi soprattutto culturale».