Macerata, Marco Di Stefano: «Puntare su teatro e cinema, la città è un set perfetto»

Marco Di Stefano (foto Calavita)
di Camilla Domenella
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Venerdì 19 Dicembre 2014, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 16:10
MACERATA - Marco Di Stefano attraversa la platea del teatro Lauro Rossi con la disinvoltura del padrone di casa. La voce profonda rivela una dizione perfetta, il capello ribelle è il segno dell'artista. «L'arte è sempre stata presente nella mia famiglia. Ho iniziato a fare teatro fin da giovane, seguendo le orme di mio padre che faceva teatro negli anni Trenta. La passione viene da lontano», e lontano lo ha portato. Marco Di Stefano è attore e regista, ha lavorato con personaggi illustri come Altman e Lars von Trier; è stato consulente per il nuovo Cinecittà World di Roma. A Macerata è impegnato da 12 anni con il Teatro della Comunità, che anche quest'anno – nelle serate del 9/10/11 dicembre - ha calcato il palco del Lauro Rossi.



Maestro Di Stefano, da molti anni frequenta Macerata, come considera questa città?

Macerata è veramente una piccola Atene, è la Atene delle Marche. Ma deve restarlo. Bisogna lavorare di più per una maggiore integrazione tra le attività dell'Università e i cittadini. Bisogna fare in modo che i giovani che vengono qui a studiare abbiano più stimoli, spunti e punti di contatto con la realtà culturale della città e con le strutture della città stessa.



Il Comune dovrebbe coinvolgere più l'Università...

Secondo me sì, è come se ci fossero due Comuni: uno è il Comune di Macerata e l'altro è l'Università. Sono due città in una. E non dovrebbe essere così.



Perché succede questo?

Manca il fare il fare rete, il dialogo. Poca comunicazione tra le associazioni, rivalità un po' stupide, gelosie di quartiere: queste sono le cose che andrebbero abbattute. Ciò deriva probabilmente dal fatto che a Macerata – ma come anche in altre città - resiste un atteggiamento massonico, di loggia, di club. Inoltre, la maggior parte dei maceratesi abita ormai fuori dalle mura. Dentro le mura ci sono gli studenti, che però vivono il centro storico come un college. Bisogna dunque ridare a chi vive in periferia un buon motivo per spostarsi in centro. Il buon motivo può essere questo: fare del centro storico un luogo d'incontro interessante, di cultura, di apertura.



Qual è la sua proposta?

Dante Ferretti, che è stato assessore alla cultura per un breve tempo in questa città e col quale ho collaborato per Cinecittà World, aveva proposto un festival tipo il Sundance. Un festival di cinema e teatro, giovane, da fare nella città ma a vocazione internazionale, collegato all'università, forte, di grande impianto, con persone carismatiche in grado di dirigerlo. Una settimana di teatro e cinema intrecciati, con persone da tutto il mondo che vengano a presentare i loro materiali. Penso anche a laboratori di teatro e film-making per cui la città potrebbe fare da set naturale, ne ha tutte le caratteristiche. In questa città, in inverno, per molte ore del giorno, non c'è nessuno... è per questo che sarebbe un set perfetto