L’obiettivo non è fornire risposte univoche, ma sollevare domande e offrire ai visitatori utili strumenti per cercare le proprie personali risposte, e l’accento cade sul cibo, rivendicando per il visitatore una partecipazione più coinvolgente e totale: non solo la festa dello sguardo, gli oggetti da vedere e non toccare delle Esposizioni d’antan, e neppure solo le attività di tipo interattivo del genere cui siamo abituati col touch screen. Bensì, esperienze tattili olfattive e orali che si industriano di interpellare tutto il sensorio, e anche l’intelligenza, e che mirano a cambiarci nel corpo e nella mente.
Sui temi di Expo 2015 è ora pubblicato l’antologia poetica “Nutrimenti “ per le edizioni Tracce e la Fondazione Pescara Abruzzo. Si tratta di una singolare proposta editoriale: a alcuni poeti italiani contemporanei è stato fatto l’invito a pubblicare i loro testi in buona parte inediti e scritti per l’occasione. L’antologia, che verrà presentata a Expo 2015 sabato 27 giugno, alle 17 e 30 è una singolare riflessione sulla grande esposizione milanese fatta in versi “capaci di suggestionare ed emozionare con la straordinaria evidenza di “saper ‘nutrire’ le nostre anime, i nostri sentimenti e le nostre ragioni”, come scrive nell’introduzione Nicola MAttoscio.
Anticipiamo alcune poesie di “Nutrimenti” che è curata da Nicoletta De Gregorio e illustrata da Sandro Visca.
MARIA GRAZIA CALANDRONE
elevazione
vedo una prevalenza di grano e gioia
e un commosso desiderio di vivere
nella carne che pascola
tra grandi rettili
al fondo del cratere
o sta a galla sui posatoi del cielo
con veli di calcare
sulla pagina inferiore delle ali
certe figure carponi
assumono la posizione eretta per vedere il pericolo oltre l’erba alta
certe altre figure meno superbe
certi tranquilli animali bianchi
simili a capre, continuano a ruminare
e la natura li lavora dentro come il sangue terrestre lavora
le vene del marmo. mentre appaiono
distratti, essi comunicano attraverso il sangue
la loro obbedienza consiste
nell’appartenenza alla neve
che esalta il sapore del sangue
quelli che si alzano in piedi nella preistoria saranno
umani: snaturati e avulsi
essi sono la specie
conscia del tempo
che urge fuori dall’erba
vedo quanto somigliavamo alla terra. poi
alle capre. infine
eccoci storia, eccoci tempo
e crimine
DANIELE CAVICCHIA
Stanno i petali
Stanno i petali arresi
Alla propria radice
Stanno come le onde di schiuma
Porterà il vento altro polline
Altro da te su cime innevate
Sara una siepe di spine
Di mirtillo o ortica
Sara quando ti volterai
Per guardare gli occhi di lei
Solo allora la zolla rivolterà il seme
E tu andrai lungo una strada
Che non ha destinazione
GIUSEPPE CONTE
Chiedi a un mandorlo
Chiedi a un mandorlo a marzo
al rosa titubante del pescheto.
Chiedi a una nuvola all’alba.
Chiedi a un torrente che irrompe nel greto.
Chiedilo a tutti i fichi degli orti
quando i rami contorti e spogli
cominciano a formicolare
di germogli.
Chiedi a un’ape che vola sulla corolla
di un anemone.
Chiedilo a loro.
Saprai cos’e che porta la vita sulla terra
cos’e la follia dell’ uomo che la annienta
l’acqua che diventa sabbia, la tormenta
che baca e inaridisce quello che tocca.
Sara deserto la California amata?
Sara presto veleno il mare amato?
Non fidarti dei filosofi, non
fidarti di scienziati e politici
bianchi o neri che siano,
non sapranno dirti la verità.
Chiedila a un salmone che risale ancora
il fiume verso la sorgente.
Chiedila a un sopravissuto alla siccità.
Parla a un mandorlo.
Guarda un mandorlo.
2006-2015
CLAUDIO DAMIANI
Mi abbracciarono i tuoi rami
Mi abbracciarono i tuoi rami
e mi accarezzarono
le tue foglie,
i tuoi fiori come fitti baci
sulle mie guance,
il tuo tronco
mi sostenne,
le tue radici
mi legarono con stretti nodi.
I frutti pendevano rossi
perché io li vedessi,
lucidi, tondi, belli
perché io li mangiassi.
MILO DE ANGELIS
Ma il pane nelle fermate
Ma il pane nelle fermate
del terremoto non basta più
e il ladro ha
una scarpa sola.
Cosi sia. Nella testa
sbranata da una primavera
porge il latte a chi
l’ha posseduto e l’ ha rotto.
Con tutti i denari, soffiando pari o dispari,
un capogiro tornerà
tra i ferri vecchi. Allora
noi donne lo daremo, alla luce.
NICOLETTA DI GREGORIO
Un ramo d’ulivo
Speculare insoluta increspatura
a un Mediterraneo di fuoco,
come pietra fragile di mare,
si umilia al tempo dell’oro
un ramo d’ulivo
chi sentenzia
a questo strappo di luna
un’esistenza lontana, meridiana
che sola s’aggrappa
a un passo dal vero
alla spiga che l’infinito consola
in forma di bellezza eterna
se foglia già controluce
nel liquido verde suono assottiglia
ogni linfa vitale e trasparenza di pace
o destino imperscrutabile al mistero di luce
RENATO MINORE
Expo 2015
C'è miele e latte sotto la tua lingua
e il profumo delle tue vesti
e l’ardesia del Libano,
(parola d’Ecclesiaste).
Al Crystal Palace
Charlotte Bronte era stupita
perchè ogni cosa appariva
mirabilmente fusa
nel bazar-suq
di cristalli di Boemia
malachite di Demidoff
gioielli di Sakisof
mobili in faggio
curvato di Thonet
la meraviglia della Guyana
finalmente in fiore.
Proust i gelati li voleva
in conchiglie fuori moda
templi chiese obelischi rocce.
Dove il sogno è più fondo
la merce è più che mai vicina
il cibo è di tutti alleluia.
Annusalo toccalo parlane
per cambiare corpo e mente
libera nos a fame.
ELIO PECORA
Il confine
Di quale confine parliamo se tutto e un confine,
forse lo stretto recinto nel quale vaghiamo,
a volte contenti, più spesso piegati dall ‘ansia.
Dietro il momento chiama l’ora e attende:
ne vediamo sfrangiarsi l’esile trama.
La stanza, la casa, la strada: dovunque una traccia
allenta, rinchiude il desiderio inconcluso
e di continuo risorge, non cede alla resa.
Pure la voce intona una promessa lontana
– va per stagioni intatte, per cieli senza ombre.
Allora nel patto si compie il ritrovato giardino.
PLINIO PERILLI
Non si butta il pane
Non si butta il pane, mai non si getta
via!, sacro piu del sacro… Mio padre
come sempre ci ammoniva, ingemmava
sentenze: sempre ancora lo ricordo: fragrante
a tavola, in ogni pensiero, nelle briciole
di una filosofia irrisoria che inforna e nutre
la vita – la spezza o la fa a fette: ma
sempre di se rispetta ogni piccola briciola
caduta e mai dispersa, tutto il suo occulto
lievito che meglio pero ci cresce dentro,
ci elegge commensali del mondo, apostoli
sbattezzati e sazi, doverosi e dimentichi...
Sempre poi il pane si seccava, avanzava
a scultura... Era mia madre a inventarsi
come immaginarlo vivo, trasmutarlo
nuovo… Grattugiandolo in altre vivande,
decorandoci giorni belli di niente, e piatti
d’esperienza. Non si getta la vita, ogni suo
grammo d’emozione, poesia che mastichiamo
alla dura radice del gusto, nel rito che e mistero.
Corpo e carne di natura, eucarestia domestica...
Pane-dono da Dio, patto steso con l’uomo.
Terra/spiga, zolla di cielo, e ancora suo seme d’oro,
disceso, fraterno sole che s’imbianca farina,
forse macina stelle, pallide come i sogni d’amore.
DAVIDE RONDONI
Vai in estasi
Vai in estasi
per le cibarie, e chiami tutto
cultura
ma dove e la dura
alimentazione della mente, la ruminazione
del cuore
Iniziato al mistero
di un tenerissimo formaggio, hai dimenticato
le rose, le rose, le rose di maggio
il loro furioso, indecifrabile
messaggio.
E ora che il mondo consumi in connessioni
e in rapidissimi giri
passa un mormorio che ripete
tra detriti e sospiri:
ehi, non sei cosa mangi, ma cosa ammiri.
GIUSEPPE ROSATO
Viatico per l’Expo
Nutrire il corpo, intanto, e con possibile
soddisfazione. Un senso anche per oggi
trova cosi la giornata, il resto
a domani, a domani. Ancora in questo
l’involucro muove (si muove)
e vince, il contenuto e fermo a fragili
essenze, o inconsistenze, vive
come il pulviscolo asperso dallo spray
l’utopia di consistere.
Si confida cosi
al corpo la sortita dalla cieca
foschia, la sciabolata di pur mala
luce che se ne accende ruota
sopra di te un istante, e intanto
puoi far tua una gomena, afferrarti
a una cima, illuderti di un porto.
MARCIA THEOPHILO
Madre d’acqua
Acqua, pensavi di dormire
nel nido della terra
ma cosi non fu
sei spessa, solida, liquida
sei viva, ma non lasciarmi
non so vivere senza di te.
I sogni vanno alla deriva
su un’isola di colori
scavando l’anima e guardando la luna
amore che fruga nel fondo della valle
inondata dall’ acqua.
La pioggia ha sapore amaro
sassi, foglie e nuvole
nuvole carnose
pioggia, perche non sei più dolce come prima?
E l’anima dell’acqua diviene vento
ondeggia il vento tra le foglie
erano sparsi per il bosco
suo era il corpo di muschio
quando acqua e vento s’incontrano
nasce un fiore nel ventre della terra
mormora il vento fra le foglie
voci lontane evocando
assumono i colori della notte.
Foglie che si moltiplicano ad altre foglie
io voglio il verde che generoso si rinnova
tutto ritorna all’ essenza primordiale
le foglie crescono e cadono dagli alberi
triangoli e quadrati sparsi al suolo
acque fresche che offrono ristoro.