Napoli, 101 milioni vinti al Superenalotto: euforia nei vicoli. «Il colpo di un disoccupato. No, è un vecchietto». Il grande sogno

Si rincorrono le voci sul vincitore, che ha speso solo 2 euro in via Toledo

Napoli, 101 milioni vinti al Superenalotto: euforia nei vicoli. «Il colpo di un disoccupato. No un vecchietto»
di Antonio Menna
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Sabato 11 Maggio 2024, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 10:51

È una sera di euforia e incredulità nei vicoli di Napoli. La ricevitoria dove è stato giocato questo magico 6 del Superenalotto da oltre 101 milioni di euro con una schedina da appena due euro è poco più di una porta su Via Toledo. Lo si riconosce appena nella marea di negozi sul marciapiede. Si trova di fronte all’ingresso della Pignasecca, verso Montesanto, e poi dei Quartieri Spagnoli, ed è qui, nel dedalo più popolare di Napoli, che corre come una scossa elettrica, la tensione, la ricerca, l’emozione di chi forse ha nella porta accanto il plurimilionario. Magari è il vicino, magari è il parente, magari è il cugino.

 

Magari sei proprio tu che fa finta di nulla accanto a me. Ma alle spalle della piccola tabaccheria, si incamminano anche i vicoli dell’altra storia napoletana: si va verso il Gesù nuovo, i Decumani, i cardini, la mappa greco-romano. La Bella ‘mbriana, lo spiritello benefico, il munaciello generoso si è avventurato davvero nel ventre molle di Napoli, nella pancia che ribolle, e a questo punto siamo di fronte alla stella che brilla alta sulla città.

Di giorno, fiumane di turisti da tutto il mondo, una calca come mai si è vista, proprio in via Toledo, un via vai di trolley, verso l’alto e verso il basso, verso i vicoli e verso il mare; e poi la sera, il botto, la festa, la dea bendata, il grande bacio d’amore della fortuna.

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La nona vincita più importante nella storia del Superenalotto, il mega jackpot sbarca proprio qui, come fosse una nave da crociera piena di miliardari. Ha vinto una persona ma è come se avessero vinto tutti, in questa sera del miracolo nei vicoli di Napoli. Cercare il fortunato è, ovviamente, un’impresa. Mille le ipotesi: il viavai è davvero incessante, lungo via Toledo, tutto il giorno. Può essere chiunque da ovunque. Ma chi lo gioca il Superenalotto? Un turista straniero non di certo. Magari qualche viaggiatore di altre città italiane. Ma se fosse un vecchietto dei vicoli? Se fosse un disoccupato del cuore antico della città?

Ci si fa il segno della croce, fuori dei bassi. Benedetto sia il vincitore, speriamo sia uno che ha bisogno: è la frase che gira come un mantra. Perché se è vero che il cane mozzica lo stracciato, è anche vero che a volte la fortuna appoggia la sua mano santa su chi più la chiede. Due euro, la schedina gold. Non è un sistemista, non è un incallito. Magari è un povero cristiano, nell’accezione tutta napoletana di cristiano: un buon uomo, uno di noi. “Nu milione, uanema ‘ro priatorio”, diceva il nonno in Così parlò Bellavista, quando sentiva questo numero, svegliandosi da un sonno perpetuo. Centouno milioni, e quanti sono? Si rincorrono non solo le ipotesi, in questa notte di incredulità e batticuore nei vicoli, questa tiepida sera che si è lasciata la pioggia alle spalle e si sta aprendo al caldo. Si costruiscono fantasie, progetti. È un po’ come se avessero vinto tutti.

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L'euforia

La notizia viaggia di bocca in bocca, di tavolo in tavolo, di ristorante in ristorante, in quella tavola calda all’aperto che è diventata la parte antica della città. Che ci faresti tu con 101 milioni di euro? E qui fioccano i sogni, le ipotesi; vagheggia una città intera, rincorre i desideri. Come li spendi tutti questi soldi? Speriamo che faccia del bene in giro, è la seconda frase più pronunciata. Qualcuno scruta la sestina d’oro, provando a rintracciare a ritroso il senso dei numeri giocati. Sei, quaranta, venti e ottanta. Che numeri strani, quasi tutti tondi tondi, facili facili, come segnati a caso. E poi che significano nella smorfia napoletana? Tutte parti del corpo: curioso, no? L’organo sessuale femminile, il 6, la “paposcia” (cioè l’ernia), il 40, e la bocca, l’80. Sul 71 non dobbiamo nemmeno parlare. Ma sembra quasi che ci sia un filo logico. Il 55 è la musica e il 20 è la festa. Pare quasi di leggere una storia napoletana, una storia di popolo, una storia di oggi, in questa sestina festaiola e musicale, di corpo e di viscere, di vicoli, di Napoli, di munacielli, di spiritelli benefici, di vento leggero e caldo, di mano fortunata, di sogno, che sembra posarsi sulla testa di ognuno per dire fate festa, questo è il momento. Vince Napoli, Napoli milionaria.

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